Grand Hotel Castello a Mare di Taormina, sfuma investimento di 50 milioni

A distanza di dodici anni dalla presentazione del progetto: già spesi 15 milioni, persi 28 milioni di finanziamenti. Le responsabilità del Comune

TAORMINA – Dodici anni dalla presentazione della domanda, quattro amministrazioni comunali e quattro relativi progetti redatti per rispettare indicazioni che cambiavano con il cambiare delle maggioranze politiche, carte, rimodulazioni e risposte. Tonnellate di carte e fiumi di parole. Qualche milionata di euro già spesa per la parte progettuale e l’iter amministrativo (15 milioni di euro compreso l’acquisto dell’immobile).

Con un solo risultato: il progetto Gran Hotel Castello a Mare di Taormina, una struttura a 7 stelle, che puntava a risanare un’area e a ricostruire un albergo che è stato il simbolo della cittadina messinese, rischia di non essere realizzato. E sfumano così i 50 milioni di investimento pianificato e insieme gli oltre 130 posti di lavoro previsti. Cui si sommano i mancati finanziamenti per l’impresa che aveva avviato l’iniziativa: 14 milioni di fondi europei e altri 14 milioni a valere sulla legge 488/92. Oltre, ovviamente, alla mancata riqualificazione di un’area di pregio a Taormina, la capitale del turismo siciliano, meta prediletta di turisti provenienti da tutto il mondo.
Già, perché di fronte all’ennesima richiesta di rinvio da parte del consiglio comunale di discutere del futuro del progetto e di fronte alle richieste (ennesime) di chiarimenti, la società Decisa srl che fa capo, in maggioranza, al gruppo alberghiero di proprietà di Sebastiano De Luca (erede di una famiglia di albergatori attiva dal 1898, oggi operativo anche nel settore vitivinicolo e che circa 360 dipendenti) ha deliberato di rinunciare «irrevocabilmente» alla realizzazione del progetto pur non rinunciando ai diritti acquisiti.

Preso per stanchezza, De Luca, il quale aveva acquistato l’immobile dal Tribunale di Messina che lo aveva venduto affinché si riattivasse la vecchia struttura ricettiva di fine ‘800, ha scritto una lettera amara in cui denuncia lo «strapotere e le responsabilità degli enti locali» in materia di ostacoli allo sviluppo e gravi fatti (già oggetto di un procedimento giudiziario) che coinvolgono un magistrato, poi arrestato, che avrebbe «brigato contro la realizzazione del progetto». Un progetto che non sarà più realizzato nonostante, spiega De Luca, abbia già ottenuto il via libera dalla «conferenza di servizi decisoria» e nonostante vi sia una diffida all’amministrazione di Taormina a concedere la licenza a costruire. «Noi – dice De Luca – volevamo ricostruire quello che per Taormina era stato un albergo importante, uno dei più antichi, uno dei più affascinanti, restituendo dignità a un luogo degradato. Lo avremmo fatto rispettando la volumetria esistente a cui si aggiungevano i volumi interrati per complessivi 24mila metri cubi. Da vecchie foto dell’albergo si vede che era di gran lunga più alto, più largo, più ingombrante di quello che era il nostro progetto».

dal Sole 24Ore

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