Grigoli, arriva la confisca. Allo Stato beni per 700 milioni di euro

Giuseppe Grigoli, l’ex re dei supermercati, prestanome del boss Matteo Messina Denaro è stato raggiunto da un provvedimento di confisca di beni per   700 milioni di euro. La confisca, in queste ore, è resa operativa dal centro operativo di Palermo della Direzione investigativa antimafia, guidato da Giuseppe D’Agata. Il provvedimento di confisca, emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Trapani riguarda 12 società, 220 fabbricati (palazzine e ville) e 133 appezzamenti di terreno per un totale 60 ettari di terra.

Ecco l’elenco dei beni confiscati:

– Intero capitale sociale e complesso beni aziendali della “Grigoli distribuzione s.r.l” (compresi 353 unità immobiliari tra fabbricati, magazzini depositi e terreni)
– Quote di partecipazioni nelle società: “Società di gestione centro commerciale Belicittà a r.l”; “Ga.Gi.Vi. s.r.l.” (Canicattì), “Alimentari Provenzano s.r.l.” (Giardinello).
– Intero capitale sociale della “Gruppo 6 G.d.o. Srl” (gestisce direttamente 43 punti vendita con marchio Despar / Eurospar / Superstore / Interspar, e altri 40 punti vendita affiliati Despar in provincia di Agrogento e Trapani).
– Quote societarie nella “Despar Italia Consorzio a r.l”; “Frantoio di campagna srl”; “Grp srl; “Olio & oliva spa”; “Seal srl”; “Special fruit srl”; “Unica consorzio a r.l.”.

La condanna di Grigoli e Messina Denaro è diventata definitiva nel 2012.

CHI E’ GRIGOLI. Da titolare di una modesta bottega di alimentari, Grigoli ha costruito un vero impero. L’anno della svolta, per lui, secondo gli inquirenti, fu il 1974, quando un incendio, certamente doloso, gli distrusse il negozio. Fu allora che l’imprenditore avrebbe scelto i suoi referenti criminali e sarebbe passato dalla parte di Cosa nostra.

In trent’anni il commerciante di Castelvetrano ha spazzato via la concorrenza in mezza Sicilia, ha gestito in regime di sostanziale oligopolio la rete della distribuzione alimentare, ha aperto decine e decine di negozi Despar, tanto da meritare il soprannome di “re dei supermercati”.

La prova dei suoi legami con le cosche, a dire dei pm, sarebbe addirittura cartacea. Nell’ultimo covo del boss di Corleone Bernardo Provenzano sono stati trovati una serie di pizzini in cui Messina Denaro si dava un gran da fare per tutelare gli interessi di Grigoli, dimostrando di conoscere a menadito addirittura la contabilità di un suo sperduto supermercato di Ribera, nell’Agrigentino.

Insomma, l’imprenditore sarebbe il “cassiere” del clan di Trapani, avrebbe riciclato il denaro sporco di Cosa nostra e dato lavoro, inoltre, a centinaia di persone vicine alla mafia o raccomandate dagli uomini d’onore.