I Comuni siciliani si autodenunciano: noi sì, siamo a rischio crack

Il Consiglio regionale dell’AnciSicilia, riunitosi a Villa Niscemi, si è occupato della grave situazione finanziaria dei comuni e dell’attuazione del federalismo fiscale in Sicilia. Durante i lavori sono emersi i dati più allarmanti che riguardano i comuni della regione e che delineano, secondo l’AnciSicilia, un reale pericolo di crac finanziario per molte amministrazioni. L’assemblea ha approvato un ordine del giorno in cui si chiede un incontro al presidente dell’Ars e ai capigruppo per rappresentare le difficoltà finanziarie in cui versano gli enti locali.
Durante la seduta del consiglio regionale è emerso che:
• negli ultimi 2 anni i tagli del governo nazionale hanno ridotto le entrate per gli enti locali del 40%. A questi vanno sommate le consistenti decurtazioni avviate dal governo regionale.
• il decreto sulla spending review avrà non pochi effetti sull’economia dei comuni che saranno costretti a dire addio a 500 milioni di euro per l’anno in corso e a 2 miliardi di euro per il 2013.
• le restrizioni del patto di stabilità e le difficoltà legate all’applicazione dell’Imu, una tassa varata dal governo nazionale che richiede un considerevole sforzo economico ai cittadini senza che le casse dei comuni possano beneficiare di tali risorse.
• infine, la mancata applicazione del federalismo fiscale: l’attuazione in Sicilia della Legge n. 42 del 2009 ha trovato notevoli difficoltà e, ancora oggi, non ha prodotto alcun effetto concreto per i comuni siciliani i quali, invece, appaiono come quelli maggiormente penalizzati dal processo di devoluzione. L’AnciSicilia, a questo punto, sollecita la chiusura della trattativa a livello nazionale con l’obiettivo di individuare nuovi strumenti di compensazione.
• il fondo per le Autonomie locali ammonta a 726 milioni di euro. All’interno di queste risorse, quelle destinate agli investimenti sono passate da 75 a 180 milioni di euro, determinando, di conseguenza, una drastica riduzione dei trasferimenti ordinari. A questo devono aggiungersi i tagli ai contributi per le Unioni di Comuni, la soppressione del rimborso Iva per i servizi non commerciali, l’eliminazione di altre specifiche risorse e il pericolo che vengano soppressi altri 75 milioni di euro se la Regione non incasserà somme consistenti dal piano di dismissione del patrimonio immobiliare.
Per tutti questi motivi l’AnciSicilia rivolge un appello al governo regionale, all’Ars e ai partiti e movimenti politici, affinché siano varati, in tempi brevi, tutti i provvedimenti legislativi e amministrativi che consentano l’assegnazione di risorse sufficienti ad assicurare i servizi essenziali ai cittadini.  “Una simile situazione – hanno sottolineato Giacomo Scala e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario generale dell’AnciSicilia –  rischia, nei prossimi mesi, di produrre ulteriori e significativi squilibri di bilancio se non addirittura una vera e propria situazione di dissesto per molti comuni. Tale stato, di fatto, compromette la capacità degli enti locali di fornire servizi ai cittadini e di provvedere alla copertura delle spese più elementari. Non è, infine, possibile derogare al principio in base al quale a fronte dei servizi erogati occorrono risorse finanziarie congrue, siano esse sotto forma di trasferimenti o di entrate dirette”.