I conti della Sicilia: servono interventi staordinari per coprire il disavanzo

I conti della Sicilia: “Occorreranno ancora interventi straordinari per coprire il disavanzo del 2016, come nel 2015 e’ stato necessario per la somma di 1 miliardo e 750 milioni”. E’ quanto si legge nel Def 2016-2018 che il governo regionale  ha depositato all’Ars e che sara’ illustrato alla commissione bilancio dall’assessore all’Economia Alessandro Baccei il prossimo martedi’. “Lo sforzo – si legge nel documento – sara’ quello di non utilizzare le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020 per coprire il concorso al risanamento della finanza pubblica, destinando invece queste risorse agli investimenti e allo sviluppo dell’isola”- Nel documento si legge inoltre che la Regione siciliana ha gia’ avviato un tavolo tecnico a livello centrale per poter operare in parallelo alla definizione della legge di stabilita’ nazionale con una nuova stretta sulla spesa pubblica.

L’obiettivo prioritario del governo regionale è quello di riportare in equilibrio i conti, “destinando già a partire dal 2016 tutti i fondi extra regionali agli investimenti e ponendo le basi per liberare, a partire dal 2018, risorse per investimenti anche dai fondi regionali”, come è  scritto nella relazione.
“E’ indispensabile – prosegue il documento – approvare le disposizioni contenute nel disegno di legge Sblocca Sicilia e mantenersi allineati alle disposizioni della legge Madia e ai suoi decreti attuativi”, nonché “rivedere in un confronto con il governo centrale, i limiti del patto di stabilità per agevolare gli investimenti”.
L’accordo con il ministero dell’Economia, influirà sulla spesa del 2016 e prevede diversi correttivi, già anticipati in parte dall’assessore all’Economia Baccei: si tratta di ulteriori interventi di contenimento della spesa che porteranno ad un risparmio fino a 300 milioni di euro, cancellando i costi sanitari che gravano erroneamente sul bilancio regionale; della copertura del disavanzo 2014 in sette anni, anziché in tre anni, con un parziale recupero delle risorse già destinate a tale disavanzo per un valore di 200 milioni di euro, in aggiunta ai 150 milioni del 2015. Cinquanta milioni di euro si otterranno dai diritti di motorizzazione, di cui 40 milioni di recupero somme pregresse e 10 di competenza. Maggiori entrate per 100 milioni circa previste per la regionalizzazione della tassa di circolazione.
Dal recupero dell’evasione pregressa, sull’energia elettrica e i canoni di concessione, si attendono fino a 70 milioni. L’anno della svolta sarà il 2016, come dichiarato dall’assessore  Baccei. “Fino al 2015 – ha detto – ai fini del recupero del debito pubblico, anche i fondi del Fsc sono serviti al risanamento della finanza pubblica, sarà il 2016 l’anno della svolta. Sul fronte della spesa pubblica, l’efficientamento passerà anche da una riorganizzazione della macchina amministrativa e da una responsabilizzazione dei dipendenti pubblici”.
Nel quadro economico regionale a fronte di una spesa pro capite totale nettamente più basso della media nazionale (13.093 contro i 16.466 del resto d’Italia) ha una spesa per il personale più alta (17% contro il 13,5% della media nazionale). Lo spaccato diventa drammatico “se si considerano il gravissimo sbilancio di parte corrente di 3 miliardi di euro, l’utilizzo negli ultimi anni di una parte consistente di fondi destinati agli investimenti per coprire questo buco, una spesa inefficace, in quanto eccessivamente sbilanciata sul costo del personale e non finalizzata allo sviluppo e finanziamenti a pioggia al posto delle opere strategiche per lo sviluppo”.Previsto anche un diverso sistema di calcolo per fare sì che le aziende che operano in Sicilia, ma con sede altrove, versino l’Ires, come previsto dall’articolo 37 dello Statuto. Questo porterebbe un gettito annuale a regime di circa 200 milioni. Ma la manovra 2016 potrebbe beneficiare anche di entrate straordinarie provenienti dalla vendita di alcuni immobili del patrimonio regionale per circa 150 milioni di euro e la vendita di quote di compartecipazione in società non strategiche, conseguente al riordino delle partecipate.
I dati definitivi 2014 mostrano l’ennesimo tracollo per l’economia siciliana. Il 2014, lo scrive il Servizio statistica della Regione siciliana nel suo rapporto appena redatto, si è chiuso con il Pil in calo del 2 per cento: in soldoni, 1 miliardo e 680 milioni di euro bruciati. Tra le stime di Baccei – che nel Dpef 2014-2017 aveva scritto che il Pil sarebbe cresciuto dello 0,3 per cento, ben 252 milioni di euro in più per effetto dell’aumento della produzione di beni e servizi nell’isola – e il dato reale, trascritto nei documenti del servizio statistica, l’errore è di oltre 1 miliardo e 800 milioni. Nel nuovo Dpef 2016-2018, ora Baccei corre ai ripari. E rivede le stime. Per l’anno prossimo, appare meno ottimista: 0,6 per cento.