Il bilancio di Crocetta non sarà impugnato da Roma. Ma è rottura con i sindacati

Una buona notizia e una cattiva. La buona è che la mediazione tra Palermo e Roma ha funzionato e quindi non ci sarà più l’impugnativa del bilancio della Regione da parte del governo. La notizia cattiva è che Rosario Crocetta deve fare i conti con un’altra spaccatura, quella con i sindacati. Anche in questo caso si tratta di un inedito: mai si era arrivata ad uno scontro così profondo tra Regione e sindacati. Questi ultimi sembrano tutti compatti e annunciano che sciopereranno due volte a settimana se il governo non far dietro front circa il programma di tagli previsti dall’assessore all’economia Alessandro Baccei: 600 dirigenti in meno, taglio agli straordinari, alle ore di permesso, ai salari accessori (soprattutto per i forestali), mobilità obbligatoria entro 50 chilometri, taglio delle pensioni. Dalla Cobas alla Uil tutti attaccano il governo Crocetta e proclamano già due giorni di sciopero per martedì e venerdì della settimana prossima.  Ma è anche vero che la Sicilia ha un buco da 3,5 miliardi di euro ed un costo del personale che non è più sostenibile.  «Respingiamo con forza il testo del ddl di stabilità 2015 – hanno detto i segretari di tutti i sindacati rappresentati alla Regione – presentato oggi. Passiamo subito alla protesta e allo sciopero. C’è la rottura di tutti i sindacati confederali e autonomi con il governo regionale sul tema del pubblico impiego. Il governo regionale non recepisce alcuna proposta formulata nei giorni scorsi. Abbiamo sperato nella possibilità di un dialogo, ma dobbiamo prendere atto che con questo governo ogni interlocuzione è inutile. Allora abbiamo deciso di unire le forze e ci faremo sentire in modo unitario a cominciare dal sit-in del 17 marzo sotto palazzo d’Orléans». Il 20 marzo, invece, lo sciopero generale.
«Colgo con sofferenza e amarezza – ha affermato Crocetta – il fatto che le organizzazioni sindacali abbiano deciso di rompere la trattativa sulla nuova finanziaria. Il governo si è mostrato dall’inizio completamente disponibile ad accettare suggerimenti e proposte. Inspiegabilmente dopo che erano stati aperti alcuni varchi importanti per possibili mediazioni, oggi è prevalsa l’idea di respingere in toto le misure che riguardano i lavoratori, ritenendo che tutto questo vada rinviato a un disegno di legge specifico. Sono già due anni che ci sentiamo dire a ogni finanziaria che dobbiamo sempre rinviare a un ddl organico tutte le riforme. Il risultato è che poi tali riforme non vengono, salvo alcune cose importanti già approvate, con la conseguenza che la Corte dei Conti ogni anno ci parla di eccesso della spesa corrente e di assenza di interventi. Abbiamo una partita estremamente importante di fronte a noi, quella di salvare la Sicilia. E questa partita si gioca tutti insieme, governo, Parlamento e sindacati. Nessuno si può tirare indietro perché non è in gioco il destino di una categoria, ma della Sicilia, il futuro dell’economia, delle imprese e dei giovani siciliani».
Per il presidente della Regione, «nessuno si può chiudere in posizioni corporative, ma occorre farsi carico dei bisogni generali del popolo siciliano e degli interessi della Regione. Negli oltre due anni di governo ci siamo caratterizzati per aver portato avanti politiche di riforme e austerità, senza fare massacro sociale. Nella nuova finanziaria stiamo proponendo lo stesso schema: tagli agli sprechi e ai privilegi, semplificazione amministrativa, sburocratizzazione, rilancio delle attività produttive, riforma della burocrazia. Tutto questo per risparmiare, senza togliere nulla ai lavoratori. Non si può pensare di fare uno scontro sui prepensionamenti per il semplice motivo che tali prepensionamenti, sia nel pubblico, sia negli enti collegati, sia nelle partecipate, sia tra i forestali, non sono obbligatori ma volontari». «Perché – si domanda – i sindacati dovrebbero opporsi a misure volontarie di fuoriuscita? Nel frattempo, solo tra dipendenti diretti risparmieremmo 40 milioni in tre anni senza considerare le decine di milioni di risparmio che avremmo negli altri settori. Non possiamo avere un approccio ideologico per i problemi dei dipendenti».

Per quanto riguarda l’impugnativa, invece, Crocetta sostiene di aver ricevuto rassicurazioni da Roma che i suoi chiarimenti alla Ragioneria Generale dello Stato (che imputava al governatore la non copertura di molte spese previste) sono stati sufficienti. Se è davvero così lo si saprà domani: il consiglio dei ministri è convocato con all’ordine del giorno anche la questione Sicilia, e dovrebbe derubricare tutto, prendendo atto dell’allarme rientrato. Al di là dei chiarimenti contabili, forse ha prevalso la voglia di evitare un corto circuito tra Delrio e Alessandro Baccei, l’assessore all’economia che proprio il sottosegretario di Renzi ha voluto in Sicilia a fianco di Crocetta. «Come avevo detto – ha sottolineato Crocetta – non c’era alcuno scontro col governo Renzi, si trattava solo di un equivoco che è stato superato alla luce dei chiarimenti che abbiamo fornito a Roma».