Il decalogo degli architetti per il rilancio di Catania

Il futuro della città di Catania e del suo hinterland è legato ad alcune importanti, quanto delicate tematiche, al centro di diatribe politiche e convergenze ideologiche. A queste ultime poi, si aggiungono le lungaggini burocratiche, la carenza di fondi e i macchinosi iter amministrativi legati a normative desuete. Già quattro anni fa gli Ingegneri e gli Architetti etnei siglarono un “patto per la città”, con l’obiettivo di rimodulare lo sviluppo urbano e paesaggistico del territorio, attraverso un’azione sinergica e concreta, «ci dispiace constatare però – spiegano i rispettivi presidenti Carmelo Maria Grasso e Luigi Longhitano – che nonostante le nostre continue istanze avanzate alle istituzioni, da allora è cambiato poco e le effettive esigenze della città sono state fronteggiate lentamente».

È per questo che gli Ordini hanno stilato un vero e proprio decalogo – che consegneranno all’Amministrazione comunale – contenente le priorità da affrontare per lo sviluppo di Catania. Non semplici suggerimenti per ritrovare la giusta strada, quello dei rappresentanti di 9mila professionisti che operano sul territorio, è un grido d’allarme rivolto a tutta la cittadinanza. Il primo punto riguarda il PRG, «da portare in Consiglio Comunale per attivare le procedure per l’adozione con una priorità: le aree-risorse devono e possono essere utilizzate dopo la rigenerazione urbana del centro-storico». Il secondo punto è legato alla sicurezza sismica: il patrimonio edilizio è oggi costituito per il 70% dalle abitazioni a rischio e, pertanto, chiediamo che vengano attivate procedure che incentivino il recupero funzionale e statico, partendo dall’aspetto conoscitivo (libretto del fabbricato) e arrivando, ove necessario, alla sostituzione edilizia, con interventi di demolizione e ricostruzione, improntati a elevati standard qualitativi negli aspetti dell’antisismica, della sostenibilità energetica e ambientale. Il terzo “nodo” è quello dei parcheggi: «Nel rispetto delle indagini della Magistratura e del relativo iter giudiziario – continuano – è auspicabile il completamento delle opere che, in questo stato di stallo, determinano una ulteriore ferita nel tessuto urbano». Il quarto problema è relativo alla mobilità: «Abbiamo espresso apprezzamenti per la decisione del Sindaco di assegnare l’importante delega alla mobilità al prof. Santi Cascone – sottolineano i presidenti – e ci aspettiamo che questo consenta di utilizzare al meglio le risorse per avviare un programma di mobilità sostenibile, inquadrato su scala metropolitana e non limitato ai confini amministrativi della città. Emblematico è lo stato di sottoutilizzo dei parcheggi scambiatori, il cui impiego dovrebbe essere stimolato, anche con criteri innovativi, per scoraggiare l’arrivo delle auto fino al centro della città». Sul raddoppio del passante ferroviario si focalizza l’attenzione del quinto punto: non condividiamo il progetto prospettato dalle Ferrovie. Meglio perdere il finanziamento se ciò che si deve portare a termine non risponde allo skyline cittadino che vorremmo tutti: per noi la strada maestra è quella del concorso d’architettura internazionale». Il sesto punto riguarda il tanto discusso Corso dei Martiri: «Avremmo preferito che l’idea progettuale ricalcasse il modello dei grandi giardini inglesi, anche se riteniamo che la proposta di Cucinella sia un buon compromesso tra le esigenze dell’imprenditoria privata e quelle dei volumi urbani. Il modello che auspichiamo è quello di Potsdamer Platz: equilibrio tra interessi pubblici e privati, limitazione del traffico, criteri ecologici, un preciso stile architettonico». Il settimo punto da trattare è quello dell’Oasi del Simeto e del Pua, da rivedere in base ai principi di qualità dell’architettura del Paesaggio e in ragione dell’ecosistema: «Noi architetti e ingegneri siamo sempre stati garanti dell’ambiente ed è per questo che vogliamo lanciare una provocazione:  gestire l’Oasi attraverso le nostre Fondazioni». A seguire c’è la riqualificazione della Plaia (punto 8), nell’auspicio che possa diventare il polmone verde attrezzato della città e il Prusst (punto 9): gli Ordini entreranno nel merito e valuteranno i progetti del Programma di riqualificazione urbana e sviluppo sostenibile del territorio. L’ultimo punto riguarda i fondi comunitari: «Non stiamo riuscendo a spendere i finanziamenti – concludono Grasso e Longhitano – perché mancano progetti validi e cantierabili, inoltre mancano i fondi di rotazione grazie al quale i comuni possono dotarsi di un parco progetti definitivo ed esecutivo e quindi partecipare a pieno titolo ai bandi».