Il discorso del presidente Napolitano da portare nelle scuole

Non è un caso che i giornali si siano affrettati a pubblicare il testo del discorso che il Presidente Giorgio Napolitano ha pronunciato in occasione del suo insediamento. Sono parole di cui non sfuggono la forza e l’importanza. Tutti avranno quindi ascoltato e letto le sferzate alla politica italiana, che non hanno risparmiato nessuno. E tutti avranno sentito di non essere troppo soli in compagnia di un uomo delle istituzioni qual è il nostro Capo dello Stato.
Ma non si può che avvertire un enorme scoramento, quando si constata che a prendersi carico di una nazione sia di nuovo un solo uomo (o forse un uomo solo, in quest’impresa), richiamato a un’età non proprio tenera e per la seconda volta, a fare il presidente di un paese allo sbando. E spiace dover sottolineare che in Italia si sia tanto irresponsabili da dare l’impressione di essere una famiglia in cui l’unico componente degno è un genitore, mentre i figli sono degeneri e inconcludenti.
Ho avuto l’onore di assistervi, al discorso del Presidente Napolitano, e non dimenticherò i nodi alla gola e la sua voce tremante in alcuni passaggi. Li ho vissuti con la stessa curva emotiva. L’autenticità di ciò che andava dicendo, causava un tremore della pronuncia e perfino dell’aria. L’aula attonita ne avvertiva la presenza e rispondeva a modo suo, inerme di fronte a tanta dignità, con applausi scroscianti e ovazioni.
Il discorso era perfetto, era vero. Ho visto e ascoltato un uomo di grande forza, che si è presentato ai parlamentari con fermezza e intransigenza, come farebbe un padre di fronte a dei figli insolenti. Questo non è un complimento per i politici italiani, ed è apparso grottesco che chi ha responsabilità per le condizioni in cui si trova l’Italia oggi, abbia applaudito ripetutamente. Ma tant’è. Da parte del Presidente Napolitano non c’è stata comunque nessuna indulgenza, semmai una magnifica chiarezza e una lealtà che è solo degli eroi. Trovo eroico, infatti, che chi ha già speso moltissime energie per la nostra nazione, si metta sulle spalle i disastri compiuti da chi l’ha governata irresponsabilmente, per “offrire, al paese e al mondo, una testimonianza di consapevolezza e di coesione nazionale, di vitalità istituzionale, di volontà di dare risposte ai nostri problemi”, mentre circa mille individui che dovrebbero rappresentare gli elettori, non riescono a mettersi d’accordo su nulla, conducendo l’Italia sempre più a fondo.
Il discorso del Presidente è stato anche un’acutissima lettura dell’Italia contemporanea e una lezione di politica ed etica come non se ne sentono spesso di questi tempi.
Un collega deputato, Andrea Rigoni, ha giustamente osservato che il testo è così importante che bisognerebbe farlo leggere e studiare nelle scuole. Sarebbe un bell’invito allo spirito di nazione, in un paese che è ancora lontano dall’essere davvero unito e in cui oggi come ieri ci si scontra tra guelfi e ghibellini, e all’interno dei guelfi, tra bianchi e neri. Ad oltranza. Fino all’ultimo atomo.