Il Tar condanna la Fondazione Teatro Massimo: è poco trasparente

Il Tar Sicilia, Palermo, Sez. I, con la sentenza n. 2814/2015, (Presidente ed estensore Nicolò Monteleone, depositata il 5 novembre  2015) ha accolto il ricorso proposto dal direttore d’orchestra  A. G. G. difeso da Gaetano Armao nei confronti della Fondazione Teatro Massimo di Palermo (difesa da S. Petrucci) ritenendo illegittimo il silenzio serbato dalla sovrintendenza del Teatro sulla richiesta di accesso alle procedure di affidamento della direzione d’orchestra di un’opera.

La Fondazione è stata condannata a consentire l’accesso integrale agli atti legittimamente richiesti ed al pagamento delle spese processuali.

In particolare, la sentenza, nel rigettare tutte le tesi difensive, ha rilevato, da un lato,  l’indubbio  interesse qualificato del ricorrente “ad accedere  alla documentazione richiesta,   considerata altresì la propria posizione differenziata e la titolarità di una posizione giuridica   soggettiva, anche meramente potenziale, in conformità al disposto dell’art.24, comma 7, della  1.241/1990”, dall’altro che: “a nulla può rilevare la circostanza, posta in risalto nella memoria della  resistente   Fondazione, che  nella  specie l’affidamento della direzione d’orchestra concerne una “scelta   discrezionale”,  in quanto, essendo incontestata la natura selettiva del  procedimento seguito  (attraverso l’esame dei curricula presentati),  appare  evidente  come non  si sia inteso  esercitare  una  scelta meramente discrezionale, sottratta ad  ogni  sindacato”.

Si tratta, spiega Armao, di “un’importante pronuncia che impone alla Fondazione di rendere trasparenti ed accessibili le selezioni dei direttori d’orchestra, delle quali, invero, non si trova traccia nel sito della Fondazione – commenta  Armao – la statuizione verrà immediatamente messa in esecuzione e di tale esito daremo informazione, per le determinazioni di competenza, alla Procura regionale della Corte dei conti, nonché all’Autorità Nazionale Anticorruzine che deve vigilare in materia, ma che pare non l’abbia ancora fatto”.