Non c’è la nave. I viticoltori di Pantelleria costretti a buttare l’uva….

Una sola nave. Una sola nave per fare la spola con la Sicilia. Sono abbandonati al loro destino, gli abitanti di Pantelleria. I collegamenti navali con Trapani sono stati, di fatto, dimezzati, si è passati da due navi ad una, con il rischio concreto e quasi giornaliero di vedere la nave che non può partire dal porto per le condizioni del mare, mentre nessun'altra arriva a destinazione.

Ma non è solo una questione di isolamento. C'è tutta l'economia dell'isola che gira intorno alla viticoltura che è in ginocchio. I  contadini sono arrivati pure a buttare l’uva già raccolta, dopo che per quattro giorni l'isola è rimasta senza alcun collegamento.  Le Cantine Pellegrino, l’unica azienda vinicola che ammassa l’uva per portare poi il mosto nelle cantine  di Marsala, ha i silos strapieni. Qualche giorno fa avevano festeggiato i venti anni sull'isola. La festa è diventata amara.  «Il ricevimento delle uve è sospeso fino a data da destinarsi, fino a quando cioè non riusciremo a trasferire parte del mosto in terraferma», spiegava giovedì Nicola Poma, enologo delle cantine Pellegrino. Solo lunedì i trasporti sono ripresi, ma il danno è fatto. 

Si è fermata la vendemmia. L'uva zibibbo, tanto famosa nel modo da richiamare vip come Carole Bouquet, marcisce nei campi e nei magazzini. E' questo il prezzo che si paga dopo la cancellazione della nave Ro.Ro. Cossyra della «Traghetti delle isole». La Regione l'ha tagliata perchè non ci sono più soldi. L'unico rimasto a collegare Pantelleria con la Sicilia è il traghetto della Siremar. 

La produzione di uva a Pantelleria tocca i  25 mila, quintali (30 anni fa erano circa 300.000)  e 12 mila sono proprio quelli delle Cantine Pellegrino,  l’unica rimasta a comprare e ad ammassare l’uva dopo il fallimento di due consorzi. Le altre sono produzioni di nicchia.

Con il taglio della nave, è saltato anche  l’approvvigionamento stabile delle merci pericolose, come le bombole del gas, che qui sono indispensabili, la fornitura di carburante, di materiali per l’ospedale, perfino dell’alcol. 

E il paradosso è che è stato appena inaugurato a Pantelleria un aeroporto da 40 milioni di euro, che rischia di rimanere una cattedrale nel deserto, anche perchè non ci sono più i soldi per garantire i collegamenti aerei.