Innovazione e risorse europee, gli esperti: meno frammentazione

Concentrarse le risorse destinate all’innovazione nella prossima programmazione dei fondi europei in pochi importanti interventi, evitando i finanziamenti a pioggia. È il suggerimento di Gianluca Di Cicco, della società Deloitte, che ha analizzato il modo in cui la Regione siciliana ha speso i fondi del periodo 2000-2006. Un relazione tenuta nel corso del seminario “La Sicilia verso la specializzazione intelligente. Il ruolo dell’innovazione nello scenario 2014-2020” organizzata allo Steri di Palermo.

In totale gli importi programmati nel settore Ricerca&Innovazione sono stati 773,2 milioni di euro, mentre erano 388,3 i milioni destinati a “Società dell’informazione”. Ma come evidenzia Di Cicco, questi fondi spesso sono stati utilizzati per piccoli interventi. È il caso, per esempio, della misura 3.14 “Promozione e sostegno al sistema regionale per la ricerca e l’innovazione”. Le risorse programmate erano 46.678.149 destinati a pmi, industrie, artigiani e servizi. Le risorse spese ammontano al 90,1% con un importo medio di 239.375 per ognuno dei 195 progetti approvati e ammessi a finanziamento. Certo non sono stati fondi spesi inutilmente: «Il 40% delle imprese che ha ricevuto il finanziamento – ha detto Di Cicco – ha affermato di aver incrementato il proprio numero di dipendenti e quindi ha creato occupazione». Ma la polverizzazione degli interventi associato all’elevato numero delle revoche rimangono uno dei vulnus della misura. Al contrario la misura 3.15 “Reti per lo sviluppo della ricerca scientifica”, che aveva una dotazione iniziale di 84.541.851 (poi aumentata, tanto che la percentuale di fondi spesi è del 122,5%) ha ammesso a finanziamento solo 39 progetti, con un importo medio di 2 milioni 168 mila euro. «Misura – ha spiegato l’esperto – che ha permesso di ridurre il gap infrastrutturale e tecnologici rispetto al contesto nazionale dei laboratori e ha permesso il potenziamento dell’offerta di ricerca».

Accanto ai due suggerimenti Di Cicco propone anche di «rafforzare la pianificazione, creare network di collaborazione tra aziende, enti di ricerca, università, semplificare l’accesso al credito e una maggiore alfabetizzazione digitale del personale, partendo da quello dell’amministrazione».

Per quanto riguarda il programma 2007-2013, invece, non è ancora possibile una valutazione ex post, in quanto molti interventi sono ancora in corso. «Si possono citare alcuni numeri – ha detto Emanuele Villa, del dipartimento regionale Programmazione – ovvero che sono stati fatti interventi di potenziamento dei laboratori e delle strutture informatiche delle scuole per 70 milioni di euro, sostenuto l’e-governement con 60 milioni di euro, annullato il digital divide nella banda larga nelle grandi città con 7 milioni di euro. Questi interventi, insieme ad altri hanno avuto un piccolo esito positivo: tra il 2007 e il 2011 la Sicilia ha avuto un modesto progresso nella classifica delle regioni innovatrici».