Intercettazioni Crocetta – Tutino, parla Manfredi Borsellino. Il Pd siciliano cerca di calmare le acque

16,30 – “Mia sorella non può parlare. Non vuole  per adesso parlare. Non credevo che la figlia più grande di mio padre, Lucia, con cui lui viveva in simbiosi, dopo 23 anni dalla morte di mio padre,  dovesse vivere un calvario simile a quello di mio padre. Nella stessa terra. Io non posso entrare per le mansioni che ricopro nel merito delle indiscrezioni giornalistiche che indipendentemente dalle verifiche sull’attendibilità, avranno turbato tutte le persone dentro e fuori quest’aula. Che non hanno turbato, però, l’interessata, mia sorella Lucia. Che da oltre un anno – Lucia è talmente garbata col mondo intero – era consapevole del clima di ostilità, delle offese che le venivano rivolte solo perché adempiva al proprio dovere. Sono corsi e ricorsi drammatici, considerando chi stiamo commemorando oggi. Non sarà la veridicità o l’autenticità di una singola intercettazione telefonica che consentirà a tutti i siciliani onesti di conoscere lo scenario drammatico in cui mia sorella è stata costretta ad operare in uno dei rami più delicati dell’amministrazione regionale. Lucia ha portato la croce perché voleva la sanità libera e felice. E’ rimasta, fino al 30 giugno, per amore di giustizia”. Lo ha detto, nel corso di un intervento non previsto dal programma, un commosso Manfredi Borsellino, intervendo nel corso delle celebrazioni per la strage di via D’Amelio, al palazzo di giustizia. Manfredi – commissario della polizia di stato – ha detto di essere presente oggi per il grande rispetto che nutre nei confronti del capo dello Stato a cui si è rivolto in un messaggio a “cuore aperto”.  Rivolgendosi direttamente al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, Manfredi Borsellino, concludendo il suo intervento ha detto: “Dovrei chiederle di essere destinato altrove, lontano da una terra davvero disgraziata, ma non glielo chiedo perché ho il dovere di rimanere qui: lo devo a mio padre e soprattutto a mia sorella Lucia”.  Il Capo dello Stato Sergio Mattarella si è alzato e ha abbracciato Manfredi Borsellino, figlio del magistrato, quando il commissario di polizia, commosso, ha finito il suo discorso a Palazzo di giustizia. Se ci sono altri magistrati che sono in possesso dell’intercettazione tra Crocetta e Tutino, la cui esistenza è stata smentita dalla Procura di Palermo, che lo dicano”, ha ha detto il ministro dell’Interno Angelino Alfano a Palermo per la commemorazione della strage di via D’Amelio. “L’incertezza crea – ha aggiunto – un clima insopportabile”. “Se quelle Procure non le tirano fuori in modo trasparente – ha aggiunto Alfano parlando delle presunte intercettazoni – allora si tratta di uffici che non fanno il gioco dello Stato”.

08,30 – Intercettazioni Crocetta – Tutino, il Pd siciliano cerca di calmare le acque. Ci riuscirà? Matteo Renzi  non si è fatto sentire. Eloquente il segretario del Pd siciliano, Fausto Raciti: «Non ho sentito Renzi: né ieri, né oggi (giovedì, venerdì, ndr). E questo fatto mi lascia perplesso. Sarebbe stato opportuna una consultazione con il segretario regionale del Partito democratico».

 

Raciti  in queste ultime ore s’è trovato travolto dalla «bufera Crocetta» con un partito in frantumi e che di fatto si ritrova ad incassare come un boomerang il duro colpo della misteriosa vicenda delle intercettazioni della telefonata tra il medico del governatore, Matteo Tutino, e lo stesso Rosario Crocetta. Ma di andare tutti a casa, Raciti, non ne vuole sentire parlare. «Oggi non ci sono ragioni per interrompere la legislatura».

 

Crocetta è pronto a giocare a rilancio. «Stiamo valutando tutte le azioni legali opportune e necessarie a tutelare l’onorabilità del presidente Crocetta e a risarcirlo del danno morale subito». Annuncia azioni legali contro il settimanale L’Espresso l’avvocato Vincenzo Lo Re, difensore di Crocetta. Il riferimento, ricordiamo, è alla notizia, pubblicata dal settimanale e smentita dalla Procura di Palermo (che ha aperto un’inchiesta), dell’esistenza di un’intercettazione tra Crocetta e il medico Tutino in cui quest’ultimo avrebbe detto, riferendosi all’ex assessore alla Sanità Lucia Borsellino, che avrebbe dovuto fare «la fine del padre», il giudice antimafia Paolo Borsellino ucciso con un’autobomba da Cosa Nostra.

«La registrazione non c’è, dunque non esiste», ha ribadito il capo della Dda di Palermo, di fronte alle conferme da parte del direttore dell’Espresso: la verifica sarà adesso a 360 gradi, per capire se ci sia una qualsiasi fonte che abbia volutamente passato ai giornalisti una «polpetta avvelenata», una notizia falsa e destituita di fondamento, che però ha scatenato e continua ad agitare un putiferio politico, portando le prime tre cariche dello Stato e il premier ad attaccare Crocetta e il governatore siciliano sull’orlo delle dimissioni.

La registrazione, ha spiegato Lo Voi, sarebbe stata utilissima alle indagini e non sarebbe mai e poi mai stata secretata, così come sostenuto ancora dal direttore dell’Espresso, Luigi Vicinanza. Il procuratore non si è pronunciato sull’eventuale audizione dei giornalisti autori del servizio, che non sono indagati per alcun reato, dato che non ci sarebbe stata alcuna rivelazione di segreto delle indagini. I pm stanno esaminando la situazione per valutare se sia possibile ipotizzare reati, in questa vicenda, e, in caso affermativo, chi li abbia commessi.

 

Infine, una curiosità. Lo scoop de L’Espresso in realtà non propriamente è tale. Perché la stessa intercettazione  – in maniera più argomentata e contestualizzata, è stata pubblicata da La Sicilia in un articolo di Mario Barresi il 1° Luglio scorso a pagina 4.  In un articolo sulle dimissioni di Lucia Borsellino, Barresi scrive:

… fra le centinaia di pagine di “omissis”, dentro le quali si favoleggia di dialoghi da far sbiancare il comune senso del pudore, ci sarebbero anche i dettagli di un patto segreto. Gli ostentatori dell’amicizia con Crocetta si confrontano su come «fare fuori politicamente Lucia Borsellino», dice chi quelle carte le ha sbirciate. E l’assessore – assicurano – sarebbe a conoscenza di questi dettagli. Così come il presidente. «Ed è proprio questa la cosa che l’ha fatta andare in bestia», racconta chi l’ha sentita ieri. «Sono rimasta ostaggio delle responsabilità», dice. Da prima della classe non vuole lasciare nessuno dei compiti non svolti, prima di andare in vacanza. Ma è stanca, l’assessore. «Non è affrontare e fronteggiare tutto ciò che l’ha impaurita, ma s’è sentita maledettamente sola», rivelano. Già: la solitudine di Lucia. Sola nello «spalancare le porte dell’assessorato agli investigatori» per lo scandalo dei «glutei alla brasiliana»; sola nel mettere assieme, uno dopo l’altro «i tasselli di un mosaico che, al mio interno, si sta per completare». Anzi: è già completo, perché, dice un amico sincero dell’assessore, «è decisiva la delusione per la reazione di Crocetta ai particolari agghiaccianti venuti fuori dalle telefonate». Nelle quali «c’erano dei tizi che si programmavano un futuro di potere e di sopraffazione in nome delle entrature politiche col presidente, scavando un fossato ancora più profondo nella distanza con Lucia». Le intercettazioni, gli “omissis”. E la risposta, blanda e imbarazzata, di Rosario. Che definisce «un uomo buono e religioso» il suo medico curante. Lo stesso che, assieme ad altri amici (millantati o veri) di Crocetta, aveva già trovato la migliore terapia per curare il tormento – ma che ci faccio io qui? – di Lucia: eliminarla. Sovrapponendo, a quel volto imbarazzato della foto, la figurina di chissà chi.