In Italia 600 opere pubbliche incompiute. La Sicilia al terzo posto. Ecco quali sono

Nella lista delle opere pubbliche incompiute d’Italia si trova di tutto: scuole, edilizia pubblica, canali di irrigazione, pannelli fotovoltaici, loculi cimiteriali e teatri, fino ad arrivare alla Città dello Sport, una vera e propria cattedrale nel deserto progettata dall’architetto Santiago Calatrava per i mondiali di nuoto di Roma ma abbandonata a metà.


Quella che sta censendo il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è una lista che comprende, a fine 2014, quasi 700, per l’esattezza 693 voci, per circa 3 miliardi di euro spesi ma con 1,5 miliardi che servirebbero e che mancano all’appello per completarle tutte. Di questi, 300 milioni sarebbero necessari solo per la struttura di Calatrava. E l’elenco è destinato a crescere ogni mese, garantisce il viceministro Riccardo Nencini «perchè la legge che impone il censimento ha solo tre anni e molte amministrazioni non hanno ancora comunicato le opere incompiute sul loro territorio».


Cosa fare quindi di questo patrimonio fatto di opere pubbliche incompiute che sta andando sprecato? Per Nencini, che sta studiano delle norme per risolvere il problema, la prima cosa da fare è «andare a scavare tra queste opere per decidere cosa è ancora necessario ed eventualmente modificare i progetti», per poi chiedere aiuto ai privati. «Con la carenza di fondi pubblici alcune di queste opere andranno affidate al mondo privato: se non c’è collaborazione pubblico-privato non si concluderanno mai». Per agevolare questo percorso di recupero delle opere pubbliche incompiute il viceministro, che non scarta nemmeno l’ipotesi di affidare la situazione a un commissario, lancia una proposta di un bonus fiscale da discutere con il Mef: «si può pensare ad una premialità fiscale per i privati e non escludo la possibilità di revisione di natura urbanistica per dare ai privati la possibilità di utilizzare il bene per altri usi, con il vantaggio di evitare nuovo consumo di territorio». Tra le ipotesi sul tavolo c’è anche quella di dare «incentivi alle pubbliche amministrazioni che fanno di questo tema una priorità».


Il fenomeno delle opere pubbliche incompiute riguarda tutta Italia ma la regione con il maggior numero di opere a metà è il Lazio con 82 per 250 milioni spesi e 78 per il completamento, seguita da Sardegna e Sicilia con 69 e 68. Il record di soldi spesi senza risultato è però della Calabria che, per 64 opere, ha speso 415 milioni mentre ne basterebbero 35 per terminarle. L’unica area dove tutto sembra finito è la provincia di Trento mentre a Bolzano 14 sono ancora in sospeso. Molte delle incompiute sono poi in capo allo stesso ministero: 38 per 600 milioni spesi e 125 mancanti.

Marsala è il simbolo delle opere pubbliche incompiute per eccellenza: il Monumento a Giuseppe Garibaldi e ai Mille, che la città aspetta da oltre 150 anni, e che, nella sua ultima versione, aspetta di essere ultimato, dopo diverse peripezie, dal 1986. Attualmente il cantiere è nuovamente fermo.  Tante le opere pubbliche incompiute in Sicilia. Il progetto più grande è dell’ex Consorzio Asi di Agrigento  per il completamento dell’asse viario per collegare l’area industriale con il porto di Porto Empedocle: 12,7 milioni spesi per eseguire l’11,52% dei lavori, con la stima di altri 8,9 milioni per completare l’opera. Un record spetta al centro socio-culturale di Roccafiorita, il paese siciliano più piccolo per numero di abitanti (222, ma ci sono ben 12 consiglieri comunali…): sono già stati spesi 671.393,97 euro per arrivare al 99,82% dei lavori previsti. Mancano appena 1.200 euro per il completamento.

Opere pubbliche incompiute: cantieri completati solo sulla carta


Nella lista nera del “Quadro opere pubbliche incompiute annualità 2013”, aggiornate al 30 giugno 2014, si trovano voci di progetti che registrano anche il 100% di avanzamento lavori, ma che – su segnalazione della Regione – al governo nazionale non risultano fruibili. È il caso, ad esempio, dei 3,3 milioni spesi per una “strada di interesse turistico” a Basicò, nel Messinese. Molto più gravi, e purtroppo frequenti nell’elenco ufficiale, sono gli esempi di infrastrutture che hanno a disposizione ingenti risorse pubbliche, pur risultando al palo (0%) a livello di lavori eseguiti.  Per non parlare di Giarre, più volte sulla ribalta nazionale: il campo di atletica leggera (3,6 milioni per arrivare al 20,38% dei lavori e altri 3,5 milioni necessari per il completamento); una piscina coperta (2,5 milioni stanziati, lavori al 15,30% e altri 3 milioni per finire); il parco pubblico di viale Don Minzoni (spesi 671mila euro per il 14,86%, necessari altri 2,4 milioni); il centro polifunzionale della frazione Trepunti (894mila euro con il 13,79% di avanzamento e una necessità di almeno altri 3,5 milioni). E poi c’è un altro elenco, più aggiornato, in cui risultano 152 opere nella lista della Regione di dicembre 2013 con 335,5 milioni già bruciati, e servirebbero altri 216,3 milioni per completare le opere di questa lista.  Nessuna opera corrisponde a qualcuna dell’altra: alle ultime 67 incompiute ne vanno aggiunte 152, totale 219.