La Corte dei Conti boccia il bilancio della Sicilia. Sanità, debiti fino al 2045

La Corte dei Conti boccia il bilancio della Sicilia. Prevista una diminuzione delle entrate tributarie tra i 400 e i 500 milioni. A rischio i programmi comunitari. Sanità: debiti fino al 2045.  E Baccei conferma il blocco della spesa per il 2015.

“Il deficit tra entrate e spese tendenziali nel documento finanziario, si attesterebbe a un miliardo e mezzo in ciascuno degli anni del triennio”. Lo dice presidente delle sezioni riunite della Corte dei conti, Maurizio Graffeo, parlando in Commissione Bilancio all’Ars. Nella relazione della Corte dei Conti illustrata in commissione emergono i problemi economici della Sicilia. ” Le previsioni sembrano improntate ad ottimismo, ma di solito all’incremento del pil per le entrate, dovrebbe conseguire un adeguamento alle previsioni, anche a livello regionale e questo non avviene. Il documento non è pertanto coerente, come avrebbe dovuto essere, con l’andamento del pil nominale e programmatico”, dice Graffeo, che ha anche parlato di una “forte criticità della situazione finanziaria a causa delle entrate tributarie che, con una stima prudenziale, ma attendibile, da parte del dipartimento delle finanze, a fine esercizio subirebbero una contrazione ulteriore, rispetto a quella di 65 milioni di euro, già contabilizzata nel 2015, di un importo compreso tra 400 e 500 milioni di euro”. Una “decurtazione delle entrate nel bilancio della Regione siciliana di altri 500 milioni potrebbe arrivare verosimilmente dalle entrate di Ire, Ires, Iva e Irap”, si legge nella relazione della Corte dei Conti regionale.  La Corte dei Conti  inoltre “stronca” il Dpef 2016-2018 approvato dal governo Crocetta su proposta dell’assessore all’Economia Alessandro Baccei, ritenendolo “non conforme” al sistema contabile adottato dal governo centrale per la stesura del Def nazionale e perché elude “i nuovi principi della programmazione”

Singolari i  conti della Sanità, con debiti fino al 2045. La Regione siciliana si è indebitata per un importo di 2,4 miliardi : “Gli oneri restitutori per estinguere i debiti sanitari a tutto il 2013 arrivano pertanto a 224 milioni annui e vincoleranno l’isola fino al 2045”. La Corte di Conti siciliana dice un chiaro no, inoltre, allo spostamento dai fondi della Sanità previsto nel Def 2016-2018, di oneri attualmente gravanti sul bilancio regionale, che dovrebbero servire per pagare precari e finanziare le società regionali in deficit. “Appare non sostenibile finanziariamente lo spostamento di ulteriori oneri per precari e società regionali – si legge nel documento – sul già precario bilancio del settore sanitario, nè appare ipotizzabile che le aziende sanitarie, che non sono in grado di onorare i debiti commerciali contratti per spese correnti, possano far fronte, con gli utili esposti nei conti economici, a quei debiti con lo Stato contratti per tamponare la crisi di liquidità delle casse regionali”.

“Confermiamo il blocco della spesa per il 2015 mentre saranno previste altre misure per limitare al massimo le minori entrate” ha detto invece  l’assessore all’Economia Alessandro Baccei, sentito anche lui oggi in commissione Bilancio Ars.. L’assessore ha ipotizzato un incremento delle entrate per due miliardi sul prossimo bilancio che dovrebbero arrivare in parte dalla chiusura dei tavoli romani. Ha poi ribadito che “non si andrà all’esercizio provvisorio che comporterebbe una serie di problemi che vogliamo evitare. Pensiamo di preparare un bilancio con le sole spese obbligatorie portando avanti intanto la negoziazione con lo Stato. L’impianto del bilancio del 2016 sarà impostato sulla base di una norma pattizia nelle more dell’iter avviato della negoziazione di quanto lo Stato ci darà”. Le riforme più complicate, come quelle delle Ipab, degli Iacp e del settore agricolo, ha aggiunto Baccei, “non saranno incluse nella legge di stabilità, ma in percorsi paralleli, prevedendo nuova spesa sulla base di nuovi risparmi. Mi rendo conto che si tratta di un lavoro faticoso per le commissioni e si creerà disagio sociale, ma non vedo per il 2016 alternative”.