La figura del fundraiser: evoluzione e prospettive

Nuove prospettive per chi è alla ricerca di un nuovo lavoro o deve ancora accingersi ad entrarci. Il futuro di chi vuole intraprendere una professione è sempre più impostato su nuove frontiere e l’idea che non bisogna aspettare che le occasioni vengano, quanto piuttosto crearsele. Nuovi mestieri come quelli della  nuova agricoltura, dello slow food, del food design, dell’ecodesign, del food blogger o della bioingegneria, solo per citarne alcuni. Ma un settore che quasi sempre si dimentica è quello del no profit, un ambito con oltre un milione di posti di lavoro che continua a mantenersi saldo nonostante la crisi. Ed è proprio in questo campo che trova spazio la professione di Fundraiser, letteralmente “colui che raccoglie fondi”, un tipo di lavoro che consiste nel creare investimenti e progetti in ambito sociale. Il mondo delle donazioni sempre più vasto non si accontenta più solo di destinare i propri fondi a cause benefiche, ma esige di poter avere un riscontro concreto del proprio contributo. Il ruolo del fundraiser è quello di servire l’organizzazione non profit per la quale opera ed allo stesso tempo soddisfare le attese del donatore, un profilo professionale capace di conciliare competenze tecniche, umanistiche, economiche e manageriali.

Una figura estremamente complessa che ha bisogno di una formazione specifica. Per questo motivo stanno nascendo numerosi corsi post lauream ad hoc, come ad esempio questo master in economia che offre la specializzazione “fundraising per le imprese e le attività sociali”, erogato in modalità e-learnign e destinato ai laureati in economia e giurisprudenza. Ma la professione del fundraiser è aperta anche ai laureati in materie umanistiche con competenze nella comunicazione e nei social media, come anche a chi già opera nel settore no profit in ambito comunicazione, marketing o vendite e vuole specializzarsi.

Una professione complessa sempre più richiesta, che a volte può essere svolta anche direttamente sul campo nei paesi in via di sviluppo. Una categoria di professionisti che ad oggi conta all’attivo circa 5mila unità, suddivise in fundraiser interni alle organizzazioni internazionali e nazionali; responsabili di raccolte fondi per associazioni medio-piccole; consulenti che operano come veri e propri intermediari. Creativa, entusiasmante e multitasking, la professione del fundraiser comporta comunicazione di impatto, gestione dei budget, organizzazione di eventi e campagne sociali, pianificazione degli obiettivi, per cui requisiti necessari sono senso sociale, sensibilità, spirito educativo e spessore culturale. Recentemente è stato ufficialmente steso il “Manifesto del fundraising” per spiegare come questa professione sia uno dei cardini per la sostenibilità del nuovo welfare di comunità e per diffondere la cultura della donazione, attraverso la tutela dei diritti del benefattore, la trasparenza e l’efficacia.