La mafia dei pascoli ha tentato di uccidere Antoci, il presidente del Parco dei Nebrodi

Ieri notte la mafia dei pascoli ha tentato di uccidere Roberto Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi.  E’ stato salvato dall’auto blindata. Due persone hanno sparato la scorsa notte, intorno all’una, contro l’auto di  Antoci, già minacciato dalla mafia per aver denunciato i crimini delle associazioni mafiose della zona.
E’ accaduto lungo la strada statale che collega San Fratello a Cesarò, nel Messinese. Il poliziotto della scorta ha risposto al fuoco mettendo in fuga i due. Il presidente e l’agente sono stati condotti per precauzione all’ospedale di Sant’Agata Militello, ma non sono feriti. Da alcuni anni alla guida del Parco dei Nebrodi, Antoci ha segnalato il vorticoso giro di denaro in mano alle associazioni mafiose e qualcuno gli aveva spedito i proiettili come avvertimento.

Antoci stava rientrando da Cesarò dove aveva partecipato a una manifestazione. Oltre all’agente della scorta che ha esploso colpi contro i malviventi, al conflitto a fuoco ha partecipato anche l’equipaggio di una seconda macchina della Polizia con a bordo il dirigente del commissariato di Stato di Sant’Agata di Militello Daniele Manganaro. Le indagini sono condotte dalla polizia, con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Messina.

Antoci, da quando è stato nominato nel 2013, aveva subito già altri gravi atti intimidatori che non hanno però scalfito il suo impegno per mettere alle porte del Parco dei Nebrodi – la più grande area protetta dell’isola che sposa 24 Comuni fra Enna, Messina e Catania – i pascoli abusivi, gli abigeati, le macellazioni clandestine, il furto di macchinari agricoli e le frodi per ottenere finanziamenti europei. Sotto la sua gestione, è stato adottato il primo protocollo di legalità in Italia che contiene le linee guida per contrastare i tentativi d’infiltrazione mafiosa proprio nelle procedure di concessione a privati di beni compresi nel territorio di un Parco. Protocollo che ha già portato alla revoca di numerose concessioni di appezzamenti di terreno.

Giuseppe Antoci, di Santo Stefano di Camastra è  capo area Sicilia della Banca Sviluppo. Nel 2013 è stato candidato al senato nelle file del movimento di Rosario Crocetta, Il Megafono. E’ arrivato alla guida dell’ente dopo ben  4 commissari straordinari.

Proprio qualche giorno fa  il Tar di Catania ha confermato i provvedimenti di interdittività e revoca dei terreni alle aziende contigue ai clan malavitosi disposta da  Antoci, e da Stefano Trotta, prefetto di Messina. La lotta all’agro mafia ha come obiettivo la sottrazione di terreni in provincia di Enna, Catania e Messina che non avrebbero più diritto ai fondi europei. Erano già stati tagliate fuori alcune aziende per sospetto di contiguità mafiosa: nella lista, decine di attività più e meno recenti rivelatesi poi per oltre l’80% effettivamente coinvolte in illeciti.
“Si apre un nuovo capitolo per il ripristino della legalità nel settore agricolo – aveva dichiarato Antoci dopo la sentenza del Tar – La conferma del nostro operato ci permette di continuare con più forza nel nostro impegno per ripristinare la legalità e ridare i terreni ai giovani siciliani onesti affinché i contributi europei possano diventare occasione di sviluppo e di crescita e non occasione di finanziamento per la criminalità”. Anche la Calabria sta provvedendo per operare in maniera simile. Prevedendo nelle procedure di assegnazione dei terreni, gli stessi criteri già adottati dal Presidente Antoci e dal Prefetto Trotta e che di fatto, hanno innalzato i metodi di controllo e repressione di specifici reati. “La conferma del nostro operato ci permette oggi di continuare con più forza nel nostro impegno, per ripristinare la legalità e ridare i terreni ai giovani siciliani onesti affinché i contributi europei, ad essi collegati, possano diventare occasione di sviluppo e di crescita e non invece occasione di finanziamento per la criminalità”. aveva aggiunto Giuseppe Antoci.