La riforma dei porti è legge. Ecco cosa cambia in Sicilia

Il Consiglio dei Ministri, sotto la presidenza del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, ha approvato  in via definitiva il decreto di “Riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione delle autorità portuali”, presentato dal Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, Marianna Madia. Il provvedimento si inserisce nelle politiche e nelle azioni intraprese dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio con Piano strategico nazionale per il rilancio della portualità e della logistica ed è al traguardo dopo il recepimento delle osservazioni del Consiglio di Stato e delle Commissioni parlamentari e le proposte emendative della Conferenza Unificata.

L’Autorità Portuale, come noto, è quell’Ente cui la Legge assegna vastissimi poteri per una gestione manageriale del Porto. Citiamo, solo a titolo d’esempio, il potere di:

  • assegnare a terzi le aree demaniali,
  • programmare il piano operativo che contenga le strategie di sviluppo del Porto,
  • redigere il Piano Regolatore del Porto,
  • promuovere l’escavazione dei fondali.

“Le azioni previste dal decreto – ha commentato il Ministro Delrio al termine del consiglio, in conferenza stampa – consentiranno ai porti italiani di diventare un sistema più capace di creare occupazione e sviluppo economico. Azioni nel segno di una forte semplificazione ed efficienza, con gli sportelli unici amministrativo e doganale,  e nel segno di una nuova governance con 57 porti di rilievo nazionale coordinati da 15 Autorità di sistema portuale che, sul modello dei maggiori porti europei, verranno guidati da un board snello e da un presidente con ampia facoltà decisionale”. Prevista inoltre, ha continuato il Ministro Delrio, “una forte centralizzazione delle scelte strategiche, che eviti la competizione tra porti vicini, e stimoli invece la cooperazione affinché i porti italiani si collochino in un asse europeo”.  Quindi una riorganizzazione che porterà “efficacia al  Sistema Paese, con l’Italia che interpreta pienamente la sua geografia come molo a Sud dell’Europa, al centro del  Mediterraneo”.
Il decreto, che si sposa  ad altre azioni in corso del Piano strategico, punta sulla competitività dei nostri porti e sostiene il ruolo dell’Italia, attraversata da quattro corridoi ferroviari Ten-t e con 8 mila chilometri di coste, come porto europeo nel Mediterraneo.
La semplificazione delle procedure per facilitare il transito di merci e passeggeri, la promozione di centri decisionali strategici rispetto all’attività di porti in aree omogenee, la riorganizzazione amministrativa, il coordinamento centrale del Ministero sono i princìpi centrali del decreto.
Semplificazione burocratica
Rispetto agli attuali 113 procedimenti amministrativi,  svolti da 23 soggetti, il decreto prevede l’istituzione di due sportelli che abbasseranno drasticamente i tempi di attesa, lo Sportello Unico Doganale per il Controllo sulla merce, che già si avvale delle semplificazioni attuate dall’Agenzia delle Dogane, e  lo Sportello Unico Amministrativo per tutti gli altri procedimenti e per le altre attività produttive in porto non esclusivamente commerciali. Inoltre semplificazioni sulle modalità di imbarco e sbarco passeggeri e misure di snellimento delle procedure e innovazione amministrativa per  l’ adozione dei Piani Regolatori Portuali.
Razionalizzazione con le Autorità di Sistema portuale
Sono 57 i porti di rilevanza nazionale che vengono riorganizzati nelle nuove 15 Autorità di Sistema Portuale, centri decisionali strategici con sedi nelle realtà maggiori, ovvero nei porti definiti ‘core’ dalla Comunità Europea.
Le Autorità di sistema portuale sono relative agli ambiti: Mar Ligure Occidentale, Mar Ligure Orientale, Mar Tirreno Settentrionale, Mar Tirreno Centro-Settentrionale, Mar Tirreno Centrale, Mar Tirreno Meridionale Jonio e dello Stretto, Mare di Sardegna, Mare di Sicilia Occidentale, Mare di Sicilia Orientale, Mare Adriatico Meridionale, Mar Jonio, Mare Adriatico Centrale, Mar Adriatico Centro Settentrionale, Mare Adriatico Settentrionale, Mare Adriatico Orientale.
Alle 15 Autorità di Sistema Portuale viene affidato un ruolo strategico di indirizzo, programmazione e coordinamento del sistema dei porti della propria area. Avrà  funzioni di attrazione degli investimenti sui diversi scali e di raccordo delle amministrazioni pubbliche.  L’Autorità di Sistema Portuale avrà al suo interno due sportelli unici. Stretta la relazione con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in particolare per il Piano Regolatore di Sistema Portuale e i programmi infrastrutturali con contributi nazionali o comunitari.
Le Regioni possono chiedere l’inserimento nelle Autorità di Sistema di ulteriori porti di rilevanza regionale.
La riorganizzazione della governance
L’Autorità di Sistema Portuale sarà guidata da un board snello,  ristretto a  poche persone,  da 3 a 5, il “Comitato di gestione” con il ruolo di decisore pubblico  istituzionale. Il Comitato di gestione è  guidato da un presidente manager, di comprovata esperienza nell’economia dei trasporti e portuale e con ampi poteri decisionali. Viene scelto dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti d’intesa con la Regione o le Regioni interessate dall’Autorità di sistema.
Rispetto ai precedenti Comitati Portuali, con limitata capacità decisionale, si passa da circa 336 membri a livello nazionale si passa a circa 70 persone a livello nazionale che agiranno con più efficacia.
I rappresentanti degli operatori e delle imprese  faranno parte, invece, degli  “Organismi di partenariato della Risorsa Mare con funzioni consultive:  potranno partecipare al processo decisionale, non potranno più  votare atti amministrativi.
Per garantire la coerenza con la strategia nazionale  verrà istituita una “Conferenza nazionale  di coordinamento delle Autorità di Sistema Portuale”, istituzionalizzata e presieduta dal Ministro, vi sarà una programmazione nazionale delle scelte strategiche e infrastrutturali, fino a definire un Piano regolatore portuale nazionale.
Dall’ultimo miglio ai fast corridor, una riforma a 360°
Il Piano  strategico della portualità e della logistica, approvato in via definitiva dal Consiglio dei Ministri il 7 agosto 2015, fissa dieci obiettivi: misure per semplificazione e snellimento, competitività e concorrenza, accessibilità, integrazione del sistema logistico, potenziamento delle infrastrutture,  innovazione, sostenibilità, certezza delle risorse, coordinamento nazionale, nuova governance.
Molte le azione già realizzate in quest’anno. Tra queste, l’innovazione nella logistica, con  l’opera di coordinamento unico dei provvedimenti tra Agenzia e Mit,  il potenziamento dello sdoganamento in mare, con l’Agenzia delle Dogane, oggi attivo in 17 porti, l’incremento dei “fast corridor”, 16 attualmente in funzione per oltre 1.400 container. Nel Pon Infrastrutture e Reti 2014-2020 inoltre  63 milioni di euro sono destinati alla realizzazione della Catena Logistica Digitale e i progetti pervenuti per implementare l’intero sistema sono in valutazione.
Sull’ultimo miglio ferroviario continua  la attuazione del Contratto di Programma RFI, capitolo “Ultimo Miglio Porti”. Sono state insediate le Cabine di Regia territoriale in tutte le 5 Regioni Obiettivo Coesione per le Aree Logistiche Integrate, tra porti, aeroporti, interporti e infrastrutture, e si stanno firmando i Protocolli di Intesa con tutte le Regioni del Sud beneficiarie del Pon, mentre si sta avviando la selezione concertata degli interventi prioritari.
LE 15 AUTORITÀ’ DI SISTEMA PORTUALE
1) Autorita’ di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale
Porti di Genova, Savona e Vado Ligure
2) Autorita’ di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale
Porti di La Spezia e Marina di Carrara
3) Autorita’ di Sistema Portuale del Mar  Tirreno Settentrionale
Porti di Livorno, Capraia, Piombino, Portoferraio, e  Rio Marina e Cavo
4) Autorita’ di Sistema Portuale  del Mar Tirreno Centro-Settentrionale
Porti di Civitavecchia,  Fiumicino e Gaeta
5) Autorita’ di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale
Porti di Napoli, Salerno e Castellamare di Stabia
6) Autorita’ di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale, Jonio e dello Stretto
Porti di Gioia Tauro, Crotone (porto vecchio e nuovo), Corigliano Calabro, Taureana di Palmi, Villa San Giovanni, Messina, Milazzo, Tremestieri, Vibo Valentia e Reggio Calabria
7) Autorità’ di Sistema Portuale del Mare Di Sardegna
Porti di Cagliari, Foxi-Sarroch, Olbia, Porto Torres, Golfo Aranci, Oristano, Portoscuso-Portovesme e Santa Teresa di Gallura (solo banchina commerciale)
8) Autorità’ di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale
Porti di Palermo, Termini Imerese, Porto Empedocle e Trapani
9) Autorità’ di Sistema Portuale del Mare di  Sicilia Orientale
Porti di Augusta e Catania
10) Autorità’ di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale
Porti di Bari, Brindisi, Manfredonia, Barletta e Monopoli
11) Autorità’ di Sistema Portuale  del Mar  Ionio
Porto di Taranto
12) Autorità’ di Sistema Portuale  del Mare Adriatico Centrale
Porto di Ancona, Falconara, Pescara, Pesaro, San Benedetto del Tronto (esclusa darsena turistica) e Ortona
13) Autorità’ di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centro-Settentrionale
Porto di Ravenna
14) Autorità’ di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale
Porti di Venezia e Chioggia
15) Autorità’ di Sistema Portuale  del Mare Adriatico Orientale
Porto di Trieste

Le autorità portuali in Sicilia sono dunque state ridotte a tre. C’è la possibilità per i presidenti delle Regioni interessate di chiedere il rinvio degli accorpamenti fino a un periodo di tre anni. A chiederla sarà sicuramente il governatore Crocetta per i porti di Messina e Milazzo, che dovrebbero far sistema unico con i porti calabresi, con Gioia Tauro capofila. Una volta definite le nuove autorità portuali il presidente siciliano non aveva nascosto la preoccupazione che l’unione virtuale tra i porti calabresi e quelli siciliani avrebbe potuto favorire le infiltrazioni delle ‘ndrine negli affari portuali isolani.

Ma nella riforma  c’è una novità. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Luca Lotti ha confermato la possibilità che tra un anno i due porti siciliani costituiscano una autorità portuale autonoma. «La riforma dei porti era indispensabile, dovevamo ridurre le Autorità – ha dichiarato -. Questo però non vuol dire che non abbiamo avuto attenzione per le vicende relative a quei porti come Salerno o Messina-Milazzo, che godono di ottima salute e che vanno difesi nelle loro prerogative e nell’autonomia gestionale e finanziaria».

Ecco quindi la possibilità della deroga che il presidente Crocetta dovrà chiedere ufficialmente al ministro dei Trasporti Graziano Delrio e che consentirà di mantenere tale autonomia per tre anni. Se poi, nei prossimi 12 mesi, Messina e Milazzo confermeranno i trend di crescita, il governo nel 2017 potrebbe pensare alla creazione di una nuova Autorità di sistema che conserverebbe per intero funzioni, organismi e sede di rappresentanza. Per farlo basterà un emendamento come sottolineato dallo stesso Lotti. «Era insostenibile mantenere in vita 24 Autorità portuali», ha sottolineato il sottosegretario.

TRAPANI.  Trapani dice dunque addio al’Autorità portuale e dipenderà da Palermo.  L’Autorità Portuale di Trapani è stata istituita nel 2003, poi, non avendo i requisiti di legge, in attesa della riforma, è stata commissariata nel 2007. Di recente operatori e imprenditori dello scalo trapanese hanno creato il “Consorzio del porto di Trapani” per fare sentire la loro voce per promuovere e favorire lo sviluppo economico del porto contrastando quella che secondo loro è “un’azione speculativa di accorpamento, subordinazione e controllo da parte di qualsivoglia Autorità portuale e logistica”. Il porto di Trapani è classificato come scalo di interesse nazionale ma ha un fondale massimo di circa 8 metri in attesa di dragaggio.  Magra consolazione: Trapani, così come tutti gli altri comuni capoluogo di provincia i cui porti faranno parte delle nuove Autorità portuali di sistema, sarà rappresentata nella governance e potrà fare riferimento anche a propri uffici in città.