La Svimez: serve un piano di primo intervento per le città del Sud

Un Piano di primo intervento limitato a poche città delle regioni della Convergenza per fronteggiare situazioni di particolare emergenza sociale e innescare processi di nuove iniziative imprenditoriali, così da trasformare il deficit urbano meridionale in un’opportunità di sviluppo e crescita”. È una delle proposte avanzate dal Direttore Riccardo Padovani nel corso del Seminario “La rigenerazione urbana. Un driver di sviluppo per il Paese e per il Mezzogiorno”, che si è tenuto oggi alla SVIMEZ, nell’ambito del quale è stato presentato il numero della Rivista economica del Mezzogiorno, trimestrale della SVIMEZ, interamente dedicato a “Questione urbana e Mezzogiorno”.

La rigenerazione urbana motore di sviluppo del Sud – “Come già sottolineato nel Documento dei 21 Istituti meridionalisti presentato alla Camera dei deputati lo scorso anno, continua Padovani, le città sono i veri motori di crescita nel Paese, ma al Sud segnalano fenomeni di progressivo degrado da arrestare ed invertire. Di qui la necessità di puntare sulla rigenerazione urbana”, un driver identificato dalla SVIMEZ quale motore di sviluppo economico, attraverso interventi a sostegno della mobilità sostenibile, della riduzione del traffico urbano, dell’efficienza energetica degli edifici, del miglioramento dei cicli dell’acqua e dei rifiuti, delle energie rinnovabili e della riqualificazione e rivitalizzazione di aree verdi e urbane. Dal punto di vista delle politiche urbane, conclude Padovani, la cultura della rigenerazione segna un’inversione di tendenza rispetto alla cultura dell’espansione degli ultimi decenni”.

 Città moltiplicatori dello sviluppo o del degrado – Secondo il Consigliere SVIMEZ Paolo Baratta “le città si trovano oggi di fronte a una scelta senza mezze misure: o diventare moltiplicatori dello sviluppo, attraverso l’attrazione di capitali e di cervelli, o moltiplicatori del degrado, aggravando il sottosviluppo. Essendo in bilico tra queste due opzioni opposte, le città del Sud, Napoli in primis, senza un progetto di sviluppo saranno destinate a diventare potenziali cadaveri. Per troppi anni” ha concluso Baratta, “abbiamo delegato la questione urbana a un problema di natura strettamente edilizia. Ma l’edilizia da sola ha il fiato corto e non può governare lo sviluppo del territorio. Dobbiamo reinventare un ruolo per far crescere le città aumentando il valore umano e attraendo nuovi investimenti”.