La vite ad alberello di Pantelleria candidata per diventare patrimonio Unesco

Pantelleria

Una pratica agricola che è simbolo di una comunità: la vite ad alberello di Pantelleria presto potrà diventare patrimonio dell’umanità Unesco. La notizia l’ha data il Ministro delle Politiche Agricole, Mario Catania, per il quale “la candidatura dell’Unesco rappresenta un riconoscimento molto importante”. La candidatura nasce  da parte della Commissione nazionale italiana per l’UNESCO, e riguarda, propriamente,  ‘La pratica agricola tradizionale della vite ad alberello di Pantelleria’, che potrebbe essere inserita  nella Lista del patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO. “Voglio ringraziare tutta la comunità pantesca – ha proseguito il Ministro – per l’importante apporto dato in questi anni alla candidatura e il comitato promotore, che ha speso tempo ed energie per far sì che questa antica pratica possa essere riconosciuta come emblema di una comunità troppo spesso ai margini dell’attenzione delle istituzioni”. Qualora la candidatura italiana vada a buon fine, potrebbe diventare  la prima pratica agricola al mondo a far parte della Lista del patrimonio culturale immateriale dell’Umanità UNESCO.

“L’Italia ha candidato, nelle scorse settimane, i ‘Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato’ nell’altra Lista dell’UNESCO, quella del patrimonio materiale. Per la prima volta – ha aggiunto il Ministro – entrambe le candidature italiane nelle due liste prestigiose dell’UNESCO sono legate a paesaggi e pratiche agricole. Questo dimostra che il patrimonio rurale italiano è parte integrante dell’intero patrimonio culturale del nostro Paese. Un’ulteriore riprova del fatto che l’agricoltura non può essere considerata solo un fattore meramente economico, ma piuttosto come parte essenziale della nostra storia”. La pratica agricola della coltivazione del vitigno ad alberello nell’isola di Pantelleria è una delle forme di allevamento della vite tradizionalmente impostata nei piccoli vigneti in condizioni di limitata disponibilità idrica o di clima sfavorevole. Tale pratica è caratterizzata dalla coltivazione della vite in buche circolari profonde sino a 50-60 cm, al fine di difendere la pianta dal vento e ottenere un microclima che le permetta di superare i periodi di siccità. Questa tecnica consente di ottenere produzioni caratterizzate da intense cariche aromatiche e necessita di abilità colturali quasi interamente affidate al lavoro manuale. Il dossier di candidatura è stato curato da un’apposita task force ministeriale coordinata dal prof. Pier Luigi Petrillo, che aveva seguito con successo anche le precedenti candidature delle Dolomiti, della Dieta Mediterranea, e dei Paesaggi vitivinicoli delle Langhe-Roero e Monferrato.

Tra gli organismi di tutela dell’alberello che si sono impegnati maggiormente negli ultimi anni, c’è il Comitato volontario per la tutela e la valorizzazione dei vidi doc dell’isola di Pantelleria, nato nel 1997, che rappresenta circa l’80% della produzione dell’intero imbottigliato, venduto all’anno, dei vini doc dell’Isola. Il consorzio, inoltre, lavora per il recupero dei tipici terrazzamenti sui quali i vigneti hanno dimora da secoli.

Altra importante realtà di controllo è il Cervim, creato nel 1987, che opera promuovendo studi, ricerche e convegni ed assicurando la sua presenza in tutte le sedi istituzionali e di settore dove si affrontano problematiche legate alla viticoltura.

Infine, anche l’Istituto Vite e Vino è sempre stato particolarmente attento alla vitivinicoltura dell’isola di Pantelleria, considerato che i suoi vini sono tra i più pregiati nel panorama enologico siciliano. Ha condotto studi, sperimentazioni, ricerche sulla produzione vitivinicola pantesca ed ha promosso iniziative promozionali volte alla valorizzazione della stessa,come gli studi sui biotipi del vitigno Zibibbo.