L'allarme di Telejato: "Il 2 Dicembre ci fanno chiudere"

 “Il 2 Dicembre ci fanno chiudere”. E’ l’allarme lanciato da Telejato, la televisione di Partinico, diretta da Pino Maniaci, e che ha legato il suo nome ha molte battaglie contro la mafia del territorio e a tutela dell’ambiente, e, in ultimo, ha sollevato il caso della gestione dei beni sequestrati da parte del Tribunale di Palermo. Con il suo segnale, che solo da poche settimane è visibile da Palermo, disturberebbe le trasmissioni televisive di Malta. «Bisogna procedere con la rottamazione del canale 46 che disturba Malta – dice Pino Maniaci – E per puro caso Telejato occupa il canale 46. Vorrei tanto capire come può un’emittente che trasmette da monte Bonifato, ad Alcamo, in provincia di Trapani, arrivare fino a Malta». «Tra domani e dopodomani – continua il direttore di Telejato – avremo la certezza sul nostro destino. Al ministero ti dicono: se vuoi rottamare ti diamo i soldi e chiudi, altrimenti ti diamo un canale alternativo. Il problema è che di canali alternativi liberi non ce ne sono, dunque, la scelta di riduce a una soluzione obbligata. Sono quelle famose leggi del ministero delle Telecomunicazioni che continua a prediligere il sistema di duopolio».

Un destino che sembra segnato per Telejato, che già altre volte ha rischiato la chiusura, salvandosi anche grazie all’affetto e al supporto dei cittadini e dall’emittente promettono battaglia. «Noi non abbiamo nessuna intenzione di chiudere – conclude Maniaci – siamo disposti ad incatenarci dentro i nostri studi per non farci spegnere gli impianti. Andremo a bussare alla porta di chiunque riesca a spiegarci come mai il ministero delle Telecomunicazioni, che è quello preposto a occuparsi della questione delle frequenze, pensi che un’emittente che trasmette da monte Bonifato bassa, con una potenza di 50 watt, possa arrivare a Malta e disturbare le loro frequenze».

A lanciare l’allarme sulla possibile chiusura di Telejato, è Salvo Vitale, amico di Peppino Impastato e oggi tra i principali collaboratori di Maniaci:

In un primo momento mi sembra uno dei tanti falsi allarmi cui mi ha abituato, ma avverto che sotto c’è qualcosa di più serio e più grave e corro alla televisione. È nero. Comincia con lo “switch off”, una delle poche parole di inglese che ha dovuto imparare per forza di cose, la sigla con cui si è definito il passaggio al digitale terrestre, che in Italia è stato completato il 4 luglio 2012. Da allora sono state emanate norme e bandi che prevedevano la formazione di gruppi di televisioni private, il bouquet, ai quali sarebbe stato attribuito un punteggio per l’assegnazione delle frequenze, sulla base del personale, dei mezzi tecnici e di altri parametri.
Telejato, come tutte le televisioni comunitarie, era destinata a chiudere, anche perché, data la sua “specifica” caratteristica di “onlus” non aveva alcun punteggio da offrire a qualche bouquet più qualificato. Partì allora una petizione che raccolse in breve tempo 70 mila firme, con la richiesta al Ministero degli affari economici di trovare uno spazio per Telejato è una possibilità per continuare a trasmettere. Fu l’allora ministro Passera a trovare uno spazio in Telemed, al quale aggregare la piccola televisione di Partinico, il tutto sul canale 26. Sono passati quasi tre anni ed è spuntata, a sorpresa, la novità: i canali 26 e 28 devono chiudere, perchè disturbano le televisioni di Malta.  “Quello che non è riuscito alla Saguto e alla sua banda, è riuscito a Malta – dice Pino, incazzato -. Non so quale disturbo possa arrecare Telejato, il cui segnale, solo da poco, arriva a Palermo e parte da Monte Bonifato, sopra Alcamo. Sta di fatto che Malta ha invitato, in un primo tempo l’Italia ad una soluzione, l’Italia non ha partecipato agli incontri, Malta si è rivolta alla corte europea, che gli ha dato ragione. Adesso al ministero non c’è più Passera, ma Guidi (che ha una bella “passera”) e, nei prossimi undici giorni vedremo che cosa hanno intenzione di fare lei e il “patron” Renzi. Io posso annunciare sin da adesso che continuerò a trasmettere, anche a costo di essere arrestato”. E io sono disposto a farmi arrestare insieme a te. Vedremo quanti di quelli che si sciacquano la bocca sulla difesa della libera informazione, sul rifiuto del conformismo giornalistico, sulla denuncia dei sotterfugi e dei canali sotterranei in cui si muove la mafia, si associa la politica, si aggregano forze occulte e potenti sono disposti a seguirci.