Lampedusa chiama Europa: «Non lasciateci morire»

Lampedusa chiama Europa. Non c’e’ solo il nodo immigrati a sollecitare una risposta. Rafforzare il poliambulatorio, vigilare sull’impiego dei fondi stanziati dalla delibera Cipe del 29 aprile scorso, che stanzia 20 milioni per interventi strutturali, l’invio di ispettori dell’Arpa per verificare malfunzionamenti depuratore di alcune antenne radar sull’isola. Questi gli impegni assunti dal vicepresidente della Regione siciliana, Mariella Lo bello, nel corso di un incontro pubblico che si è svolto oggi pomeriggio a Lampedusa, promosso dai cittadini e imprenditori locali, esasperati dalle tante criticità che affliggono l’isola al punto da dirsi ormai «in ginocchio e con l’acqua alla gola».


Nel giorno della «Festa dell’Europa», l’iniziativa in programma oggi e domani e che l’amministrazione regionale ha voluto simbolicamente festeggiare a Lampedusa, cittadini, albergatori e pescatori, capitanati dall’ex sindaco di Lampedusa e presidente dell’associazione pescatori Cogepa, Toto’ Martello, hanno chiesto segnali tangibili al governo e alle altre istituzioni, soprattutto sotto il profilo economico e della salute pubblica. «Il problema fondamentale -ha detto Martello- e’ che si continuano a ignorare le cose essenziali agendo in nome e per conto di una emergenza. Da tempo non ci sono sbarchi a Lampedusa ma allora perche’ portano qua gli immigrati raccolti in Libia e non li trasferiscono direttamente in Sicilia? Forse l’obiettivo del governo e’ mantenere Lampedusa un luogo di emergenza militare ma nell’isola ci sono tanti problemi: c’e’ un tasso preoccupante di tumori, il poliambulatorio e’ senza cardiologo, il turismo ormai e’ al collasso, gli imprenditori in ginocchio e persino la gara per la progettazione della scuola e’ stato annullata perche’ il Comune non e’ in grado di preparare un progetto per utilizzare i fondi stanziati dal Cipe. Ma di questo nessuno parla, solo di emergenza ma cosi’ – ha detto- non possiamo andare piu’ avanti».


E intanto il sindaco Giusy Nicolini chiede aiuto: «Da dicembre l’isola è senza aliscafi». E lo fa con una lettera inviata al ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, al presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta e al Prefetto di Agrigento Nicola Diomede. «Da dicembre 2014 Linosa e Lampedusa non hanno gli aliscafi per collegare le isole tra di loro e l’arcipelago con la Sicilia. In questo momento le Isole Pelagie sono collegate con la Sicilia e tra di loro esclusivamente con una nave, unico cordone ombelicale per ogni necessità di approvvigionamento e continuità territoriale».

«L’aliscafo per Linosa è una ragione di vita, perché a Linosa non c’è niente e, per ogni bisogno, i cittadini di Linosa devono raggiungere Lampedusa o la Sicilia – prosegue Nicolini -. Per sei mesi i linosani sono stati condannati all’isolamento pure da Lampedusa, isola madre. In estate, gli aliscafi per Linosa e per Lampedusa sono indispensabili anche per il turismo. Siamo le isole più lontane d’Italia e quelle più svantaggiate d’Europa, la Regione aveva bandito più volte la gara per darci gli aliscafi lo scorso inverno, ma le gare sono andate deserte. Tutte le gare sono andate deserte sinora, perché gli armatori siciliani si sono ammutinati. La gara che la Regione ha esperito per una durata di 5 anni per le Pelagie, Ustica e Pantelleria ammonta a 42 milioni di euro. Ed è’ andata deserta. Poi ci saranno le Egadi con 24 milioni di euro e le Eolie con 39 milioni di euro, ma solo per 19 mesi».


Quindi Nicolini ha aggiunto: «Perché in Sicilia gli aliscafi per le isole devono costare più che nel resto d’Italia e, nonostante ciò, dobbiamo assistere alla serrata degli armatori siciliani come se fosse una cosa normale? Perché i miei concittadini devono essere condannati all’isolamento e pagare il prezzo di tutti i mali di un territorio malato che non riesce a diventare normale? Le gare vanno deserte per il monopolio e perché il monopolio sinora ha intascato rimborsi per il carburante anche per tutte le corse annullate per le avverse condizioni meteomarine. Truffe milionarie che sono andate avanti per un decennio. Questi nuovi bandi prevedono il rimborso del carburante effettivamente consumato, di tutte le spese del personale, delle spese generali, di tutte le spese effettivamente sostenute, per esempio. E non capisco cosa ci sia di strano in questo, come non capisco cosa gli armatori siciliani chiedano con le loro serrate e cosa vogliano ottenere».