L’Antitrust bacchetta la Sicilia sull’elettrodotto Sorgente-Rizziconi

L’opposizione della Regione Sicilia alla realizzazione dell’elettrodotto Sorgente-Rizziconi, che dovrà collegare l’isola alla Calabria, non piace all’Antitrust, che ha chiesto ufficialmente al presidente dell’assemblea regionale Siciliana di non ostacolarne la realizzazione. Nei mesi scorsi, infatti, la giunta guidata da Rosario Crocetta ha chiesto al Governo di modificare il tracciato dell’opera, in modo da allontanarlo dai centri abitati. L’elettrodotto progettato da Terna prevede un percorso di 105 km da 380 kV parte in cavo terrestre (5 km), parte in cavo marino (38 km) e parte in linee aeree, con una capacità di trasporto di 2000 MW. L’opera è ritenuta di utilità nazionale in quanto permetterebbe di eliminare uno degli storici “colli di bottiglia” elettrici del nostro Paese, risolvendo quelle congestioni che non permettono al prezzo dell’energia elettrica siciliano di allinearsi con quello delle zone limitrofe, rimanendo così il più elevato su base nazionale. Si calcola, inoltre, che il nuovo elettrodotto, una volta ultimato, comporterebbe una riduzione delle perdite di rete pari a 50 GWh annui. Il costo complessivo dell’opera sarà pari a circa 700 milioni di euro.

L’Antitrust spinge per il progetto, anche in considerazione dell’attuale situazione della Sicilia dal punto di vista elettrico: «Il notevole incremento di capacità rinnovabile (eolica e fotovoltaica), che si è osservato in Sicilia nel periodo 2009/2012 (che a fine 2012 pesava per circa il 30% della capacità totale installata), non pare aver risolto i problemi di sicurezza della rete e di controllo del potere di mercato. Da un lato, a causa della non programmabilità delle fonti eoliche e solari, la loro massiccia presenza tende a rendere ancora più complesso il bilanciamento della rete siciliana alla luce delle sue carenze strutturali; quanto all’aspetto dei prezzi e del potere di mercato, il prezzo zonale siciliano è risultato in media nel 2012 superiore a quello medio nazionale (Prezzo unico nazionale, Pun) del 26% se si considerano tutte le ore, e del 42% se si considerano soltanto le ore di picco della domanda. A riprova della rilevanza delle questioni in discussione, si consideri che il risparmio di costo per l’intero sistema elettrico nazionale che si sarebbe potuto avere, qualora nel corso del 2012 la Sicilia avesse registrato un prezzo zonale pari a quello unico nazionale, è stimabile in circa 480 milioni di euro, ovvero, in termini di risparmio sul Pun pagato da tutti i consumatori elettrici italiani, in circa 1,8 euro al MWh».

Terminata l’analisi dei costi, l’Autorità per la concorrenza non lesina critiche nette al tentativo della Giunta Crocetta di ottenere una modifica dell’opera: «Nel pieno rispetto delle prerogative degli organi regionali, tuttavia, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato intende in ogni caso ricordare che ulteriori iniziative assunte dalle istituzioni regionali al fine di ritardare la realizzazione dell’opera rappresentano un ostacolo frapposto alla risoluzione di una problematica concorrenziale (a voler prescindere dai pur importanti temi di sicurezza del sistema elettrico), che attualmente grava sui costi dell’energia pagata dalle imprese e dalle famiglie di tutta la nazione»