L’Ars stoppa ancora la legge sui tagli ai sindaci e ai consiglieri comunali in Sicilia…

Nuovo stop al disegno di legge che equipara la Sicilia al resto d’Italia per quanto riguarda i compensi degli amministratori degli enti locali. Applicando la norma salterebbero oltre 1.400 poltrone di assessori e consiglieri comunali e diminuirebbero i compensi anche per i sindaci, con un risparmio stimato dalla Regione pari a 50 milioni di euro.

Doveva essere approvata insieme alla Finanziaria, poi è stata stralciata in un disegno di legge a parte che, avevano assicurato i deputati della maggioranza e lo stesso presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, doveva essere incardinato in aula alla ripresa dei lavori dopo il varo dei documenti economici. Ma ecco che subito il capogruppo di Forza Italia, Marco Falcone, ha chiesto il rinvio in commissione. Il collega del Pd, Baldo Gucciardi, ha detto sì ma “a patto che entro 15 giorni torni in aula”. Risultato? Il ddl è stato al momento accantonato tra le proteste dei deputati grillini che hanno accusato centrodestra e maggioranza di non voler ridurre i costi della politica.

Il deputato del M5s, Stefano Zito, ha preso la parola in aula protestando e accusando maggioranza e altri gruppi d’opposizione di non volere la legge “proprio perché ci sono le elezioni e non conviene a questi deputati approvare la norma perché i consiglieri comunali sono portatori di voti”. Zito è stato interrotto dal presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone: “Non accetto queste critiche, ci sono consiglieri comunali che guadagnano appena 200 euro – replica Ardizzone – non si può criminalizzare un’intera classe dirigente. Ho appena finito di parlare con il presidente del Consiglio di Castel di Lucio che mi riferisce che i consiglieri arrivano a guadagnare 200 euro all’anno”.

Il tutto per una legge di una sola riga. C’è scritto: “equiparazione dei costi della politica negli enti locali dell’Isola a quelli del resto d’Italia”. Una legge chiara e comprensibile, per rispondere ad una domanda che da Palazzo Chigi si pongono da un bel po’: perché il consiglio comunale di Palermo deve costare un milione di euro in più (5 milioni e centomila euro in totale) ogni anno rispetto a quello di Milano, che ha una popolazione nettamente superiore? E perché i sindaci e i consiglieri dei comuni siciliani devono essere di più rispetto ai colleghi eletti nelle altre città italiane che hanno lo stesso numero di abitanti? È proprio per sciogliere quell’interrogativo che Baccei propone di cancellare 1.231 consiglieri comunali e 674 poltrone da assessore.

COSA PROPONE LA LEGGE. Per i Comuni fino a 3000 abitanti, i consiglieri passeranno dagli attuali 12 a dieci; per quelli fino a 10.000 da 15 si passerà a 12; i Comuni fino a 30.000, che oggi contano 20 consiglieri, ne rieleggeranno 16; i Comuni fino a 50.000 abitanti e i capoluoghi di Provincia con popolazione inferiore ridurranno a 24 i consiglieri, che ad oggi sono invece 30. Lo stesso numero che compone i consigli comunali delle città fino a 100 mila abitanti, dove i consiglieri scenderanno a quota 28. Per i Comuni fino a 250 mila residenti si passerà a 32 consiglieri rispetto ai 40 attuali. Per le città fino a 500 mila abitanti dagli attuali 45 consiglieri si passerà a 36, mentre a Palermo, unico centro con più di 500 mila abitanti, dagli attuali 50 si passerà a 40 consiglieri.

Ma a subire i tagli maggiori saranno le indennità, sia nel caso di quelle mensili previste per la giunta e il presidente del consiglio comunale, sia nel caso dei gettoni di presenza per i consiglieri comunali e circoscrizionali. Per quanto riguarda i sindaci, si andrà da un minimo di 1.291 euro lordi per i Comuni fino a 1000 abitanti, fino ai 7.000 euro lordi per i primi cittadini dei Comuni con oltre 500 mila abitanti.

I gettoni di presenza dei consiglieri comunali saranno ridimensionati in base alle fasce demografiche e in ogni caso non potranno superare il tetto mensile pari a un terzo dell’indennità spettante ai rispettivi assessori.