L’autolesionismo del Pd siciliano e il rimpasto di governo

Alle prese con la battaglia per la leadership, incapace di superare le contraddizioni interne, il Pd siciliano dimostrando una buona dose di autolesionismo ha scelto di portare fuori la guerra battendo ripetutamente il tasto del rimpasto di governo e lanciandosi anche violentemente contro il presidente della regio ne Rosario Crocetta. Il quale ha certo tanti difetti, e forse l’eccesso verbale può essere tra questi, ma certamente ha detto alcune cose di buon senso che non andrebbero sottovalutate. Una è questa: verifichiamo il lavoro dei singoli assessori e poi decidiamo. In fondo è così che funziona: chi governa è chiamato al confrontarsi con la concretezza e chi invece fa il deputato è chiamato a dare un indirizzo politico.
Da sempre gli esponenti del Pd continuano a chiedere una svolta nel governo della regione, un passo diverso e la fine del sistema clientelare e parassitario. A parole, dunque, il Pd si propone come forza riformista e del cambiamento. Nella pratica, però, sembra voler essere a tutti i costi presente nella stanza dei bottoni e in passato lo ha fatto con molto discutibili pratiche consociative. Quale sia il progetto non è ben chiaro e le indicazioni emerse dalla direzione del partito non dicono nulla di nuovo: vacue parole da utilizzare in una contrattazione vecchio stile con il bilancino in mano. Poco importa chi siano gli aspiranti assessori. Di certo la battaglia di questi giorni dimostra che il partito non è in condizione di superare i dilanianti contrasti interni e appaiono ben chiare le tutele di certi interessi che sono stati ben remunerati dai governi precedenti. Mentre i siciliani aspettano interventi, anche legislativi, per rendere la regione più efficiente e competitiva, più attraente per gli investimenti, più dinamica nei rapporti sociali. Insomma mentre i siciliani aspettano una modernizzazione dell’apparato regionale, della macchina pubblica e parapubblica, c’è chi è impegnato a cercare una poltrona per ottenere qualcosa, anche uno strapuntino e gestire quel poco che è rimasto da gestire. Appare evidente a chi vuol vedere quali e quanti interessi vi sono in campo e come intere categorie non intendano rinunciare all’abitudine di continuare a essere grazie al trasferimento di denaro pubblico. Che però non c’è più. Dice l’ex presidente della Regione Giuseppe Campione in una bella intervista pubblicata oggi da Repubblica: «Il Pd siciliano ha dimostrato di non sapere avanzare una proposta politica, non l’ha fatto con Lombardo né ora con Crocetta. E se non ha una cultura politica, non può avere una cultura di governo. Sembra impaurito da questa voglia rivoluzionaria del presidente. Spero che il Pd riesca a trovare lo smalto per essere strumento indispensabile alla politica con un progetto Sicilia. Oggi il Pd non è credibile, nella testa della gente non c’è». Vogliamo parlarne?