Lavoro, così Renzi danneggia il Sud

di Paolo Accardi

Matteo Renzi non ha mai parlato, quantomeno in occasioni pubbliche, della “questione meridionale”. Attenzione, non nega il “problema”, semplicemente per lui non esiste.

L’ultima legge di stabilità, al momento in discussione nelle commissioni parlamentari, chiarisce molto bene il senso del governo per il Mezzogiorno. Ci riferiamo agli  sgravi contributivi per tre anni a chi assume sul territorio nazionale, misura che contiene dei paletti: assunzioni soltanto nel 2015 e un tetto di 1 miliardo di euro l’anno che secondo stime attendibili dovrebbe riguardare al massimo 300 mila assunzioni (il governo parla di 800mila).

Ma il punto è un altro: nella proposta del Governo viene abrogata la legge 407/90, si tratta di uno sgravio contributivo assai noto alle imprese del Mezzogiorno, le quali scontavano i contributi previdenziali del 100% per tre anni nelle assunzioni a tempo indeterminato, l’unico requisito era: 24 mesi di disoccupazione per gli uomini e 12 mesi per le donne. D’ora in poi assumere con gli incentivi per le imprese meridionali sarà molto difficile se non impossibile,  perchè i fondi hanno un tetto e la platea è molto più grande.

Nel 2013 il tasso di disoccupazione in Italia è del 12,2%; 8,4% al Nord e quasi 20% al Sud.

In pratica il tasso di disoccupazione al nord è al di sotto della media europea ( 11,5% dati eurostat 2013), quello meridionale il doppio. Per non parlare della disoccupazione giovanile che al Sud ha superato il 54%.

Sono ormai diversi anni che la questione meridionale non è più al centro dall’agenda politica nazionale, ma che fosse cancellata, questa ci mancava. D’altronde i ministri “meridionali” stando alle ultime dichiarazioni, hanno altre priorità, per Alfano: ” i bimbi hanno bisogno di una mamma e di un papà”.