L'economia in Sicilia secondo i dati della Fondazione Curella

 In Sicilia dal 2015 al 2017 il prodotto interno lordo è aumentato di 3,6 punti percentuali (con un aumento in media del 1,5% nell’ultimo biennio), mentre l’occupazione è cresciuta del 2,7 % ( +20.590 addetti). E’ quanto emerge dai dati contenuti nel 46/mo Report Sicilia, il rapporto sull’economia siciliana realizzato da Diste Consulting e Fondazione Curella dal titolo: “Andiamo a cominciare, la guerra è finita! Costruiamo dalla Macerie”, presentato nella facoltà di Economia dell’ateneo palermitano.

Per Diste l’economia dell’isola è uscita da una crisi paragonabile a una guerra. L’analisi indica che il 2016 si è chiuso con un aumento del Pil dell’1% e un aumento degli occupati pari a 8 mila unità (+0,6%); mentre le stime per il 2017 registrano un tasso di crescita del Pil meno sostenuto e non superiore al 0,5% (rispetto a una media nazionale pari a +0,7%). L’anno in corso, infatti, dovrebbe essere contraddistinto da una fase di ulteriore indebolimento della domanda; nella prima parte dell’anno dovrebbe proseguire una diminuzione dell’occupazione (tendenza registrata già a partire dalla scorsa estate) che nella seconda parte del 2017, però, dovrebbe tornare a crescere. Più in generale, secondo lo studio, la domanda di lavoro manterrà una sostanziale stabilità, con nuove flessioni in agricoltura e nelle costruzioni bilanciate dagli aumenti attesi nell’industria e nei servizi.

Il tasso di disoccupazione dovrebbe salire al 22,5% e consumi della famiglie dovrebbero tornare a diminuire: nel 2017, infatti, dovrebbero attestarsi intorno a più 0,6%, in lieve calo rispetto al 2016. “La crescita del Pil dell’Isola – ha detto il presidente della Fondazione Curella Pietro Busetta – sembrava decretare la fine della più grave recessione del Dopoguerra, indicando inoltre un’indubbia capacità del sistema produttivo di resistere ai colpi devastanti della crisi, e di reagire”. “È una Sicilia che cresce – ha detto il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta – dopo anni di depressione profonda che ci avevano fatto perdere 14 punti di Pil in sette anni e ben 150.000 posti di lavoro. Riparte grazie al lavoro fatto dal Governo della Regione, mediante la ripresa degli investimenti e la spesa comunitaria, e dalle imprese siciliane”.

Oltre mezzo milione di siciliani è povero, pari al 25,3% delle famiglie residenti nell’isola, mentre il rischio povertà o esclusione sociale incombe sulla metà della popolazione. Secondo lo studio nel Mezzogiorno le famiglie povere sono 666 mila pari al 20,4% della componente demografica locale; nel centro Nord di Italia sono poco più di un milione (5,8%).

“L’incremento netto degli 8 mila occupati – osserva Alessandro La Monica – è dovuto al crollo delle attività che producono beni, associato ad aumenti in settori che erogano servizi: complessivamente l’industria, l’agricoltura e le costruzioni avrebbero ridotto la forza lavoro di circa 20 mila unità, mentre i servizi ne avrebbero creato 28 mila”. Si stima che negli ultimi otto anni l’industria abbia eliminato circa 30 mila lavoratori, le costruzioni altri 60 mila e l’agricoltura quasi 25 mila; i servizi avrebbero invece limitato la perdita a meno di 7 mila unità”.
Interessante l’aumento degli investimenti fissi lordi nel 2015 del 4,6 per cento. “Certo – spiega Pietro Busetta, presidente della Fondazione Curella – siamo usciti dalla guerra ma lontani dai tassi di crescita necessari alla nostra regione per diventare una regione a sviluppo compiuto”.