Legge sull’acqua pubblica, primi passi all’Ars tra le polemiche. Ecco cosa prevede

Fa piccoli passi avanti la legge sull’acqua pubblica in Sicilia, ma c’è uno scontro duro  tra la maggioranza all’Ars che ha approvato in Commissione Ambiente una norma che vieta l’affidamento ai privati,  andando contro la norma Renzi prevista nello Sblocca Italia, e  l’assessore renziana Vania Contrafatto che avverte: “Rischiamo il commissariamento di Roma e multe salate, oltre alla perdita dei finanziamenti”.
La legge è improntata alla soddisfazione dei principi referendari che nel 2011 avevano sancito la vittoria di coloro che si battevano per l’acqua pubblica, tre soprattutto – dice il presidente dalla commissione, il Cinquestelle Giampiero Trizzino – sono i capisaldi della normativa: la gestione affidata ad enti di diritto pubblico, l’attenzione alla categorie meno abbienti, con la creazione di un fondo che consenta alle famiglie disagiate di pagare le bollette relative alla fornitura idrica, e l’erogazione di un quantitativo minimo vitale di acqua garantito a tutti“. Il Pd ha votato compatto a favore del ddl, nonostante il parere contrario della Contrafatto: “Una votazione in chiaroscuro: da un lato la soddisfazione per avere approvato in commissione Territorio e Ambiente il ddl sulla ripubblicizzazione del servizio idrico in Sicilia, dall’altro la perplessità per l’atteggiamento schizofrenico del governo che, tramite il proprio assessore Contrafatto, ha espresso parere contrario al testo”, dicono i deputati regionali del Pd Giovanni Panepinto, Marika Cirone di Marco, Mariella Maggio, Fabrizio Ferrandelli, Concetta Raia ed Anthony Barbagallo. “Crocetta deve chiarire – aggiungono i parlamentari del Pd – Dica apertamente come la pensa, se è d’accordo con la maggioranza delle forze parlamentari e con il Pd, che ha fatto del ritorno all’acqua pubblica un punto centrale del programma di governo, o se invece la pensa come il suo assessore all’Energia che, probabilmente, tenta di applicare anche in Sicilia il modello nazionale basato sul gestore unico. Per quel che ci riguarda ci batteremo contro questa impostazione e se necessario chiederemo al governo regionale di aprire un contenzioso con il governo nazionale“.
Questa la replica della Contrafatto: “L’acqua in Italia è e resterà pubblica, come stabilito da un apposito referendum, ma il ddl approvato dalla Quarta Commissione dell’Ars avrà l’unico effetto di far rischiare alla Sicilia la perdita di almeno 800 milioni di euro. Per questo il governo ha dato parere negativo al ddl. Il governo non ha, e mai avrebbe potuto farlo, messo in discussione principi come la natura pubblica dell’acqua e il minimo garantito, ma il ddl in questione anziché intervenire sull’organizzazione punta sulla gestione, che non è di competenza delle Regioni“.

La legge era ferma in bilancio dal 2011 e prende le mosse da un Referendum svoltosi proprio in quell’anno. La normativa si basa su tre capisaldi: la gestione affidata ad enti di diritto pubblico, l’attenzione alle categorie meno abbienti e l’erogazione di un quantitativo minimo vitale di acqua garantito a tutti.

Il Ddl prevede la creazione di un fondo che consenta alle famiglie disagiate di pagare le bollette relative alla fornitura idrica. La legge in questo modo si propone di soddisfare i principi da cui fu guidato il Referendum nel 2011, che vide la vittoria di coloro che si battevano per l’acqua pubblica.