Lo Schiaccianoci, una fiaba senza tempo a suon di valzer con i colori della Sicilia

Lo Schiaccianoci

Una realtà magica, il grande classico di Natale per tutta la famiglia. Lo Schiaccianoci, una fiaba a suon di valzer con i colori e i dolci della Sicilia alla première del Teatro Massimo (il 16 dicembre 2022). Sulle festose musiche di Čajkovskij, su libretto di Marius Petipa, tra il famoso giro di danza dei fiocchi di neve e quello mitico dei fiori, uno dei capolavori del balletto dell’Ottocento, in un’inedita versione “siciliana”, con le coreografie di due stelle nel firmamento della danza internazionale, Jean-Sébastien Colau e Vincenzo Veneruso.

Lo Schiaccianoci, il fiabesco balletto in due atti sulle musiche senza tempo del compositore russo, ha portato sul palco il cast al completo del Corpo di Ballo del Teatro Massimo che, dallo scorso settembre, è diretto dal francese Jean-Sébastien Colau, maître de ballet internazionale. L’étoile parigina, classe 1977, ha messo in scena un balletto, insieme al napoletano, Vincenzo Veneruso, che parte dalla favola di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann (1816), riscritta in toni più vicini alla favola romantica da Alexander Dumas padre (1845), rinnovandola e ambientandola a Palermo, un mix di fantasia e contenuti sociali, dove i sogni si scontrano con le realtà quotidiane delle periferie di molte città, tra violenza e spirito di sopravvivenza.

Uno Schiaccianoci in chiave moderna, con temi oscuri, maltrattamenti e isolamento, ma che viene rappresentato con la leggerezza della fiaba, dove la bellezza costituisce l’unica via in grado di salvare e riscattare quei ragazzi sfortunati, nella speranza di prospettive migliori. I personaggi principali non sono più Marie e lo Schiaccianoci, ma Maria e Dario, un povero ambulante, che vende castagne e frutta secca per le strade di Palermo insieme al fratello Pietro che subirà l’incantesimo del maestro Jean-George (il Re dei topi ) e resterà chiuso nel guscio di legno dello Schiaccianoci, impossibilitato a comunicare col mondo(I atto). Una metafora dei problemi che oggi affliggono molti ragazzi: la droga, la scarsa capacità di relazionarsi, in un’era digitale in cui si è ininterrottamente interconnessi, soprattutto dopo un lungo periodo di isolamento pandemico.

Ad attualizzare ancora la fiaba dello Schiaccianoci, il viaggio di Maria e Dario, in cerca di Pietro, che li conduce fino al Teatro Massimo di Palermo, dove il Maestro Jean-Georges ha il suo quartier generale con il “corpo di ballo” di topi che costringe a lavorare senza sosta. Un lungo percorso che “sembra durare giorni” volto a sottolineare la distanza che tante periferie avvertono rispetto al centro urbano. È questo uno degli impegni prioritari assunto del Teatro Massimo, nell’intento di accorciare questa lontananza e divergenza, portando i ragazzi dalle periferie in teatro, proponendo laboratori e spettacoli, come già accaduto nei quartieri Danisinni e Sperone. Nella riscrittura a firma Colau e Veneruso, la maestosa e confortevole casa di Marie e della famiglia Hoffmann, dove si celebra la festa di Natale sotto il grande albero, con i ragazzi coccolati e viziati tra libri, giochi e lezioni di danza, è in contrapposizione con alcune realtà degradate dove i giovani vivono ai margini della società, soli, costretti a procurarsi da vivere e a difendersi dai contesti malfamati in cui risiedono. È in questo disagio socio- culturale, che si identifica il personaggio del Re dei topi, a cui viene riservato un sentimento di compassione. La figura, metà uomo e metà topo, non è quello cattivo di Ciajkovskij, ma in questa chiave moderna è solo frustrato dalle difficoltà e dalle esigenze inarrestabili della vita.

Una sofferente e malinconica realtà, che riesce a riscattarsi solo alla fine dello spettacolo, quando il personaggio dell’ape, danza con i fiori sulle note leggere e avvincenti del Valzer dei fiori. Ed è soprattutto nel grande banchetto finale della coreografia, che emerge la città dove i dolci sono l’elemento trionfale di affermazione dell’identità palermitana. Le danze, che già in Čajkovskij hanno una connotazione culinaria con caffè, cioccolato e tè, qui sono ispirate ai dolci iconici di Palermo: la colorata frutta di Martorana, preparata dalle monache del monastero di Santa Caterina, la torta Sette veli, il Cannolo e la Cassata, in egual modo riprodotti nei costumi di Cécile Flamand. Un balletto raffinato che ha visto nei ruoli principali, Alessandro Cascioli ( Dario) Carla Mammo Zagarella( Maria), Emilio Barone (Pietro),Giovanni Traetto ( Fritz) insieme al cast del Corpo di Ballo del Teatro Massimo. “


Una scelta precisa di politica culturale quella di salvaguardare il nostro Corpo di Ballo e valorizzare i talenti interni- ci ha spiegato, Marco Betta, sovrintendente del teatro Massimo di Palermo-e per la nostra città è importante mantenere in vita le maestranze locali. Penso sia una scelta vincente”. Un racconto incantevole, con l’Allestimento del Teatro Massimo di Palermo , ( con repliche fino al 23 dicembre) impreziosito dalla fantasiosa scenografia di Renzo Milan, dai trucchi magici su sfondi di sipari scuri e dai colori vivaci, che si evolve tra uomini neve, pacchetti di doni in aggraziato movimento, topi dalla testa grande e pelosa e soldatini bizzarri. Un suggestivo gioco di luci e ombre ben raffigurato da  Maureen Sizun Vom Dorp, accompagnato con attenta partecipazione dall’Orchestra del Massimo diretta da Ido Arad, che ritorna al Teatro Massimo dopo aver diretto lo scorso anno Romeo e Giulietta di Prokofiev, e dalle voci, cristalline e morbide come dei veri fiocchi di neve, del Coro di Voci Bianche del Teatro Massimo di Salvatore Punturo. Lo Schiaccianoci, il più famoso e amato dei balletti, che a Natale è un appuntamento imperdibile, eseguito per la prima volta a San Pietroburgo nel 1892 con le coreografie di Lev Ivanov, ha immerso in un’atmosfera festosa il caloroso pubblico con la fantasmagoria di luci, colori e movimenti sapientemente congegnata da les étoiles, Jean-Sebastien Colau, Vincenzo Veneruso che, con stile armonioso, hanno reso vivace e gioioso il clima natalizio, apportando una rivoluzione culturale nella danza con la sua perfetta bellezza e la sua intaccabile eleganza.

Mariangela Di Natale