Lotta alla mafia, il prefetto Francesco Messina: “Grazie alle nuove norme Ue colpiamo i patrimoni anche all’estero”

Francesco Messina

«Fra i beni sequestrati, c’è anche un terreno a Zimbor in Romania — spiega il prefetto Francesco Messina, a capo della Direzione centrale anticrimine della polizia (Dac) — grazie a un provvedimento ottenuto tramite l’attivazione, per la prima volta nel nostro Paese, della procedura introdotta dal nuovo regolamento». Messina è l’autore della circolare che spiega alle Questure come applicare questo regolamento Ue  e si applica «a tutti i provvedimenti di congelamento e tutti i provvedimenti di confisca emessi nel quadro di un provedimento penale».

Il riferimento del prefetto è al sequestro di oggi. Una società italiana, due associazioni di soccorso, 26 automezzi, 7 conti correnti bancari, 12 terreni fra Capaccio Paestum e Zimbor in Romania. Tutti avvenuti a Salerno nell’ambito di un’inchiesta sulle Infiltrazioni criminali nel settore del trasporto infermi e delle onoranze funebri. Arrestato, stamattina, il noto imprenditore Roberto Squecco, di Capaccio Paestum. Finito nei guai insieme ad altrre dieci persone.
Ma l’operazione ha ben altra rilevanza sul fronte della lotta alle mafie: è la prima volta che viene applicata la procedura introdotta dal nuovo regolamento Ue 1805/2018, entrato in vigore lo scorso 19 dicembre che consente di riconoscere l’efficacia del sequestro direttamente in territorio estero, in base al principio di riconoscimento reciproco dei provvedimenti giudiziari.

«Dal punto di vista “militare” da anni le nostre azioni di contrasto hanno portato a migliaia di arresti con numeri sempre in crescita che dimostrano come le nostre attività di indagine hanno raggiunto una qualità eccelsa – argomenta il prefetto Messina – ma le mafie corrono veloci e hanno capito che se compiono delitti eclatanti sul territorio la risposta dello Stato è ferma e implacabile, motivo per cui queste dinamiche di forza sono oramai sullo sfondo e hanno, invece, centuplicato gli interessi nelle infiltrazioni nel mondo dell’economia».

«Il mafioso quando sceglie la malavita mette nel conto che dovrà sporcarsi le mani di sangue, potrà finire anche per un lungo periodo in carcere – prosegue Francesco Messina – ma lo fa perché sa che diventerà ricco e che quei soldi li troverà anche dopo il periodo di detenzione». I poliziotti hanno cambiato metodo. «L’indagine di Salerno è infatti la plastica rappresentazione dell’efficacia del metodo innovativo adottato dalla Dac ed è una sorta di doppio binario d’intervento che da una parte incide attraverso l’esecuzione di arresti per una serie infinita di reati e dall’altra completa e ottimizza l’azione di contrasto con l’ulteriore contemporanea esecuzione di un sequestro di beni avvenuto anche all’estero», dice Messina.

Un congelamento avvenuto senza bisogno di rogatorie internazionali e dell’intervento di Interpol ed Europol: «Ho emanato una circolare per chiedere alle nostre divisioni Anticrimine di applicare, in collaborazione con la magistratura, le procedure richieste dal nuovo regolamento europeo». In buona sostanza «una volta emanato il provvedimento di congelamento o confisca viene inviato al nostro ministero della Giustizia che, a sua volta, lo trasmette o all’autorità straniera preposta senza indugio a eseguirlo o al suo omologo e, a quel punto, la loro polizia esegue il provvedimento». Un risparmio di tempo spesso determinante per il buon esisto dei sequestri. C’è di più: «I sequestri adesso non sono limitati all’arco temporale della singola indagine ma da quando si accerta e determina la pericolosità del malavitoso e la sua appartenenza alle cosche». Una potente arma in più per gli inquirenti. «Il mafioso sa che con il patrimonio accumulato — conclude il prefetto Francesco Messina — quando finisce in galera i suoi affari fuori continuano, la sua cosca continua a ricevere lo stipendio, i suoi familiari anche e quando esce dalla galera il suo carisma criminale è intatto e può ritornare a comandare come prima. Se noi invece gli portiamo via questa provvista quando uscirà sarà economicamente rovinato e non avrà più i suoi uomini. Per questo per i boss è importante accumulare soldi e tenerli al sicuro spesso delocalizzando all’estero».