Made in Italy, Confindustria: cresce l'export di prodotti "belli e ben fatti" nei paesi emergenti

 

Nel 2019 i paesi emergenti importeranno da tutto il mondo più di 212 mld di euro di prodotti belli e ben fatti(BBF),con una crescita di 66 mld rispetto al 2013, in aumento del 45% in sei anni. Oltre un terzo della domanda aggiuntiva verrà da Russia, Emirati e Cina, mentre l’Asia sarà l’area più dinamica in termini percentuali con un +57% in sei anni. L’import dall’Italia potrà raggiungere i 16,6 mld nel 2019, con una crescita di 4,8 mld rispetto al 2013, in aumento del 40% in sei anni e di 23 punti superiore alla dinamica stimata per le importazioni nei mercati maturi.

Questi i principali risultati della V edizione della ricerca Esportare la dolce vita, presentata oggi in Assolombarda da Centro Studi Confindustria e Prometeia, con il contributo di ANFAO, ANICA, Assocalzaturifici, Federalimentare, FederlegnoArredo, Federorafi e SMI sulle potenzialità dei prodotti belli e ben fatti nei nuovi mercati e sulle opportunità per le imprese che propongono prodotti non solo di qualità, ma anche dal forte contenuto evocativo. I prodotti belli e ben fatti (BBF) sono costituiti da beni di consumo di fascia medio-alta che si contraddistinguono per il design, la cura, la qualità dei materiali e delle lavorazioni. In particolare, Esportare la dolce vita si concentra sui BBF dei settori alimentare, arredamento, abbigliamento e tessile casa, calzature, occhialeria e oreficeria-gioielleria.

La crescita degli acquisti di BBF è trascinata anche dall’ampliamento della classe benestante. Si stima, infatti, che nel 2019, in tutto il mondo, ci saranno 202 milioni di nuovi ricchi in più rispetto al 2013. La metà di essi risiederà nei principali centri urbani di Cina, India e Brasile, anche se la classe benestante si sta ampliando in paesi più vicini all’Italia, come la Russia.

La Russia è attualmente il mercato emergente più importante per gli esportatori italiani di BBF. Nonostante in questo periodo la politica renda gli operatori più prudenti e le transazioni più caute, nel medio termine il paese offre grandi occasioni imprenditoriali. È un mercato vicino geograficamente e non lontano culturalmente, con una spiccata sensibilità per le tematiche culturali, storiche e artistiche che spesso rimandano all’Italia. Sebbene la presenza italiana in Russia sia già radicata ed esportare in un mercato così vasto può essere difficoltoso, soprattutto al di fuori di Mosca e San Pietroburgo, le opportunità sono ancora ampie.

Riguardo ai settori focus della ricerca, dei 16,6 mld di export italiano di beni BBF l’alimentare toccherà 2,6 mld, con la Russia che assorbirà un import pari a quello di tutta l’area asiatica; l’arredo salirà a 3,8 mld di euro e l’abbigliamento a 4,7 mld, con il 38% della domanda incrementale proveniente dalla Russia; le calzature arriveranno a 2,1 mld; l’occhialeria aumenterà a 800 milioni di euro, in questo caso sarà l’America Latina a richiederne la parte più elevata; oreficeria-gioielleria salirà fino a 3 mld di euro, con una quota rilevante in più verso gli Emirati.

Tra i trenta paesi emergenti considerati esistono, infine, forti differenze nel grado di accessibilità per gli operatori esteri. È stato costruito un indice di accessibilità per le imprese italiane che individua, per ogni nuovo mercato, aspetti operativi che condizionano l’ingresso e l’espansione nel paese. Gli Emirati risultano essere, in tutti i settori, il paese più facilmente accessibile, seguito spesso dalla Malesia e dai mercati europei; Russia e Cina non si collocano mai tra i primi dieci paesi per accessibilità e Brasile, Argentina, Vietnam e Indonesia spesso occupano la parte bassa della classifica.

Entrare nei nuovi mercati è una grande sfida per le PMI italiane. In un’ottica di più lungo termine questi paesi costituiscono anche l’arena competitiva dove confrontarsi con i migliori concorrenti internazionali e i luoghi dove intercettare le tendenze che, anche solo per la forza della demografia, sono destinate a diventare globali.