Mafia, 62 arresti a Palermo. Azzerati due clan di Cosa nostra

10,00 –  “L’odierna operazione antimafia condotta dagli Organi inquirenti e dai Carabinieri, cui va ancora una volta il mio ringraziamento e apprezzamento, dimostra la necessità di non abbassare la guardia rispetto ad una mafia sempre capillarmente presente e sempre elemento inquinante della libertà dei cittadini e delle imprese. Allo stesso tempo dimostra come il fenomeno sia più forte e radicato lì dove maggiore è la acquiescenza di coloro che non trovano la forza individuale o una rete sociale di supporto per rifiutare e denunciare il racket del pizzo”. Lo scrive in una nota il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.

L’operazione «Brasca-quattro.zero» ha permesso di ricostruire l’organigramma dei clan, i nuovi vertici e i rapporti con i boss dei mandamenti vicini. E in particolare è emerso il ritorno in attività di due anziani ma autorevoli capimafia Mario Marchese e Gregorio Agrigento che all’inizio degli anni Ottanta erano i fedelissimi di Totò Riina.

Mario Marchese era un fedelissimo dei Bontate ma negli anni della guerra di mafia, negli anni ottanta, si schierò con Riina e Provenzano. La sua ricompensa fu la gestione del mandamento di Villagrazia. Arrestato, era in libertà dal 2001.

Gregorio Agrigento, fratello di un boss ergastolano, era finito in manette nel 2008 ma è ritornato in libertà due anni dopo riprendendo subito il suo posto di capo mandamento.

“Cosa Nostra – ha detto il comandante dei Ros, il generale Governali – è in evidente difficoltà, ma tenta di riprendersi e di reggere ai duri colpi che vengono inferti”.

 

07,00 – I Carabinieri di Palermo hanno eseguito 62 misure cautelari emesse dal gip nei confronti di persone accusate di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento, ricettazione, favoreggiamento e reati in materia di armi aggravati dal metodo mafioso. Eseguiti anche sequestri di attivita’ commerciali, imprese e beni immobili ritenuti frutto di illecito arricchimento. L’operazione azzera di fatto due clan palermitani.  L’operazione è frutto di due distinte manovre investigative sviluppate dal R.O.S. e dal Gruppo Carabinieri di Monreale in direzione dei “mandamenti” di Villagrazia-Santa Maria di Gesù e San Giuseppe Jato che hanno avuto significative tangenze in occasione delle dinamiche inerenti la riorganizzazione di quest’ultima struttura e della dipendente famiglia di Altofonte. Le attività hanno consentito di avere cognizione degli assetti di vertice delle menzionate articolazioni di Cosa Nostra nonché delle interessanti interlocuzioni con gli esponenti apicali dei mandamenti limitrofi. Sono stati, inoltre, documentati numerosi reati fine espressione della capacità di intimidazione e controllo del territorio delle compagini mafiose oggetto di indagine.

A reggere i fili della nuova Cosa nostra sono due padrini ottantenni. Mario Marchese, classe 1939, sarebbe alla guida del mandamento di Villagrazia-Santa Maria di Gesù. Gregorio Agrigento, classe 1935, avrebbe preso le redini a San Giuseppe Jato. Ai loro ordini si muoveva un esercito di una cinquantina di persone.  Le indagini dei carabinieri del Ros e del Gruppo di Monreale hanno scoperto il grande attivismo dei due padrini. Fra estorsioni, danneggiamenti, investimenti in quote societarie e vita quotidiana nel clan