Mafia Capitale, Castiglione sempre più nei guai per la gestione del Cara di Mineo

Il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione (Ncd) è indagato a Catania per la gestione del Cara di Mineo. La conferma è nella seconda puntata di Mafia Capitale. È accusato di turbativa d’asta e turbata libertà di scelta del contraente. Nel 2014, su indicazione di Luca Odevaine, membro del Tavolo nazionale immigrazione e, secondo i pm, pedina di Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, avrebbe favorito la coop «La Cascina» in un appalto da 100 milioni. «Ora basta, sia fatta luce. Escludo ogni mia responsabilità», dice Castiglione. In sua difesa, l’ex ministro e oggi capogruppo di
Area Popolare alla Camera, Maurizio Lupi: «Non vedo perché dovrebbe dimettersi. Un’indagine non è una sentenza».

CHI E’ CASTIGLIONE. Giuseppe Castiglione debutta nelle file della Democrazia cristiana come consigliere comunale di Bronte nel 1984. Nel 1996 deputato regionale con la lista Cdu di Buttiglione. Nel 1998 aderisce all’Udeur e nel 2000 a Forza Italia. Nel 2004 viene eletto parlamentare europeo. Nel 2008 presidente della Provincia di Catania, l’anno successivo coordinatore regionale del Pdl in Sicilia. Nel 2013 aderisce a Ncd e diventa sottosegretario.

LE INDAGINI.  Il parlamentare di Nuovo Centro Destra e coordinatore del partito in Sicilia, è indagato in qualità di «soggetto attuatore per la gestione del Cara di Mineo», da presidente della Provincia di Catania e poi presidente del Consorzio dei Comuni. Gli altri indagati, conferma la Procura di Catania, sono: Giovanni Ferrera (direttore generale del Consorzio dei Comuni “Calatino Terra di Accoglienza”); Paolo Ragusa (presidente di “Sol. Calatino”, cooperativa presente in tutti i raggruppamenti aggiudicatari degli appalti di gestione dei servizi all’interno del Cara); Luca Odevaine «nella qualità di consulente del presidente del Consorzio dei Comuni», e i sindaci di Mineo e Vizzini, Anna Aloisi e Marco Aurelio Sinatra.  «Con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, poste in essere tra il 2011 ed il 2014 in concorso tra di loro e nelle rispettive qualità, con collusioni ed altri mezzi fraudolenti turbavano le gare di appalto per l’affidamento della gestione del Cara di Mineo del 2011, prorogavano reiteratamente l’affidamento e prevedevano condizioni di gara idonee a condizionare la scelta del contraente con riferimento alla gara d’appalto del 2014».

CANTONE.  Sul Cara di Mineo «siamo al paradosso che ci sono gli arresti e l’appalto è ancora in corso». È quanto rileva il presidente dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone. L’Anticorruzione ha da mesi acceso un faro sul Cara di Mineo, che «a noi era apparso immediatamente un abito su misura», dice Cantone. «Abbiamo evidenziato – spiega – una serie di gravi irregolarità di quell’appalto. Qui ognuno deve fare la sua parte», è l’appello. «Il livello vero della preoccupazione è il clamoroso coinvolgimento di pezzi dell’amministrazione pubblica, soprattutto politica». Quanto all’inchiesta Mafia Capitale e alle richieste di commissariare il Comune, «è in corso un’attività ispettiva che deve ovviamente dimostrare una serie di cose. Spetterà al prefetto di Roma capire qual è la situazione»