Mafia, confisca di beni per l'imprenditore di Marsala Carmelo Gagliano

Arriva la confisca di beni per l’imprenditore di Marsala Carmelo Gagliano, per il valore di 1,8 milioni di euro. Gagliano, 50 anni, che ha subisce adesso pure la sorveglianza speciale, è stato coinvolto nell’ambito dell’indagine che ha messo in luce nei mesi scorsi un accordo tra la mafia e il clan camorristico dei Casalesi per il controllo della distribuzione del prodotti agroalimentari nei maggiori mercati ortofrutticoli del Sud Italia.Gagliano era amministratore e prestanome della mafia nella società di trasporti “A.F.M. Autofrigo Marsala Soc. coop”. La confisca riguarda terreni, fabbricati, l’intero capitale sociale e il compendio aziendale della “L.G.F. Trasporti srl” con sede a Mazara del Vallo e otto veicoli.

Gagliano finì n carcere insieme ad altri cinque con l’accusa di aver messo a disposizione il parco automezzi della sua azienda ai fratelli Sfraga (legati a Riina e Messina Denaro) in Sicilia, e a Costantino Pagano, prestanome degli Schiavone e titolare della ditta “La Paganese”, in Campania. Un accordo, questo, raccontato agli inquirenti dal collaboratore di giustizia Gianluca Costa, molto vicino a Pagano, che ha svelato ai pm tempi e modi dell’intesa che aveva portato mafia e camorra ad avere il monopolio del trasporto su gomma nel sud Italia e il controllo di buona parte del mercato ortofrutticolo italiano.

Ed è proprio dalla testimonianza di Costa che emerge il legame tra la criminalità organizzata e Auto Frigo Marsala: “I termini della collaborazione con la ditta siciliana – si legge nell’ordinanza – si spiegavano proprio in ragione dell’accordo camorristico mafioso intervenuto tra il clan campano e Cosa Nostra. Gli Sfraga, commerciando i loro prodotti su tutto il territorio nazionale e pertanto anche verso mercati non controllati dai casalesi, potevano utilizzare su quelle tratte e senza problemi il loro vettore. Quanto ai trasporti su gomma da e verso il mercato di Fondi, sottoposto all’egemonia monopolistico-camorrista della Paganese, era la stessa ampiezza del traffico siciliano su quella tratta a legittimare il ricorso alla Autofrigo oltre che alla ditta del Pagano e alle altre controllate”