Mafia, Corte europea e concorso esterno: il convegno a Palermo dopo la sentenza Contrada

Dopo la sentenza con cui la Corte europea dei diritti umani ha stabilito che l’ex superpoliziotto della Squadra Mobile di Palermo Bruno Contrada non andava condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, dal momento che all’epoca dei fatti contestatigli il reato non “era sufficientemente chiaro”, avvocati e giuristi palermitani si sono incontrati nell’aula magna della Corte d’Appello palermitana per confrontarsi sugli esiti di questa storica decisione. L’occasione è stata offerta dal convegno, organizzato dall’Aiga (Associazione Italiana Giovani Avvocati), insieme al Centro Studi Fragalà, dal titolo “Corte Europea e principio di legalità. Un primo bilancio dopo la sentenza Contrada”.

“La Corte europea ha compiuto quello che si suole definire un ‘overruling giurisprudenziale’, ovvero un cambiamento di rotta in quello che è stato fino a questo momento il reato di concorso esterno in associazione mafiosa – ha spiegato l’avvocato Stefano Giordano, presidente del Centro studi Fragalà -. Il problema non è tanto la riferibilità a Bruno Contrada nello specifico, quanto l’impossibilità di essere giudicati sulla base di un fatto che all’epoca non era ancora ben definito”.

Una decisione, quella dei giudici di Strasburgo, destinata dunque a rappresentare un importante precedente. “E’ importante segnalare – ha concluso Giordano – che chiunque sia stato condannato per fatti anteriori al 1994 per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, quindi quando ancora non c’era una sentenza che consolidava il reato stesso, può rivolgersi al suo avvocato per chiedere lumi, ed eventualmente per chiedere la possibilità che si attivi un meccanismo sia di tipo revocatorio che di tipo risarcitorio”.