La pesca siciliana mai così in basso

PALERMO. Elevato costo del carburante, una flotta obsoleta e continue tensioni sul fronte internazionale che sfociano anche in sequestri di pescherecci, come avvenuto anche di recente. Sono queste le principali cause della crisi della pesca siciliana che può essere sintetizzata con alcuni numeri: alla fine del 2012 l’intero compartimento marittimo siciliano contava 2.949 battelli, raggiungendo il record minimo. Sono 85 i battelli in meno rispetto al 2011 e conseguentemente il comparto nell’ultimo anno ha perso circa 1.200 posti di lavoro tra marinai (-400) e operatori a terra e indotto (-800). L’età media della flotta è di 33,3 anni, mentre 10 anni fa era di 28 anni e solo 4 battelli risultano costruiti nel 2012. L’incidenza sull’economia siciliana del settore è notevole,  pari allo 0,58%, mentre il dato si attesta allo 0,17% per le regioni a “obiettivo convergenza” (Campania, Calabria e Puglia) e rappresenta lo 0,08% nel resto d’Italia.
I dati (raccolti attraverso il Community fishing fleet register) sono stato forniti nel corso dell’annuale Osservatorio sulla pesca del Mediterraneo che si è riunito oggi nella Sala Rossa dell’Ars a Palermo.
“La politica europea del pesce – ha detto  Giuseppe Pernice, coordinatore dell’Osservatorio – deve modificare il proprio approccio, aiutando gli operatori a introdurre innovazioni tecnologiche che consentano un maggiore risparmio energetico: rispetto al 2003 il prezzo del gasolio da pesca è triplicato. Stop anche alle demolizioni, in atto dal 1991 e che spesso interessano i pescherecci più giovani. Occorre inoltre discutere con tutti i Paesi del Mediterraneo per creare una politica di  cooperazione anche verso uno sfruttamento ecologicamente sostenibile delle risorse ittiche”.
Anche Giovanni Tumbiolo, che proprio oggi è stato riconfermato per altri tre anni presidente del Distretto siciliano della pesca, ha puntato su tre parole fondamentali: “Innovazione, internazionalizzazione e finanza di distretto. Occorre unire le imprese e avvicinarle al sistema bancario e a quello della ricerca.Ma il vero dramma della pesca siciliana è la guerra del pesce. Inoltre, occorre puntare alla cooperazione anche per “salvare” il mare e in questo contesto i pescatori sono i migliori “medici” del mare”.
La flotta peschereccia più grande in Sicilia risulta ancora quella di Mazara del Vallo con 244 natanti di cui 123 con licenza di pesca a strascico.
Per l’assessore regionale alle Risorse agricole, Dario Cartabellotta, “assistiamo a gravi conseguenze sul reddito e sull’occupazione nel settore della Pesca. Si pone pertanto la necessità di regionalizzazione della politica della Pesca; una nuova prospettiva mediterranea della pesca attraverso la cooperazione transfrontaliera”.