Mediazione civile, in Sicilia è boom di organismi

In Sicilia sono 97 gli organismi di mediazione nati per risolvere le controversie civili e commerciali. La Sicilia si colloca tra le prime regioni italiane per numero di organismi iscritti nel registro ministeriale, il dato assume maggiore rilevanza se paragonato ad altre Regioni con numero di abitanti simili ma con numeri inferiori come il Veneto con 47 e la Lombardia con 81. La mediazione è oramai obbligatoria nei conflitti che riguardano argomenti importanti come ad esempio la locazione, il condominio, il risarcimento del danno derivante dalla circolazione di veicoli. È utile ricordare che il tentativo di conciliare le parti di una controversia deve essere svolto prima di giungere in tribunale, la mediazione nasce quindi per tentare un alleggerimento del pesante arretrato giudiziario. Le statistiche del ministero della Giustizia evidenziano una netta prevalenza di organismi di mediazione nel Meridione. I dati aggiornati a giugno 2012 riportano il dato complessivo di 853 organismi, di cui quasi il 45% nel Sud e nelle Isole. Le prime tre regioni per numero di organismi sono il Lazio, la Campania e la Sicilia. Per spiegare questa tendenza Margherita Poselli, presidente dell’Ordine dei commercialisti di Catania, ha il suo punto di vista “molti soggetti, spesso improvvisati sia come Organismi che come Enti di formazione, si sono organizzati per partecipare a questa nuova attività che, per alcuni, viene vista come un business nel quale tuffarsi senza troppi scrupoli. E il meridione, che soffre per un alto tasso disoccupazione, probabilmente ha visto nella mediazione nuove opportunità di lavoro”.   Nel primo anno di applicazione la mediazione ha registrato numeri progressivamente in aumento anche se non particolarmente significativi, per spiegarne lo scarso successo  Raffaele Barone, docente di mediazione e conciliazione presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università Phartenope di Napoli, sostiene che “il problema è dato dalla diffidenza degli operatori del diritto, in primis Avvocati, i quali credono che la mediazione rappresenti una diminutio del loro fatturato dato per la maggior parte dal giudiziale, e non un’opportunità da cogliere per rimanere al passo con la globalizzazione e con la nuova concezione della figura dell’Avvocato il quale non deve più tutelare solamente i diritti dei propri clienti, ma condividerne gli interessi e realizzare nuove opportunità di crescita economica e professionale. Ecco la vera rivoluzione culturale”. L’avversione della classe forense si è trasferita nelle aule giudiziarie, dove il ricorso da parte dell’OUA, il sindacato degli avvocati, porterà, a breve, la Corte Costituzionale a giudicare sul futuro della mediazione in Italia. In Sicilia la lettura dei dati regionali offre spunti interessanti perché tra le province Ragusa e Trapani evidenziano una specifica sensibilità in questo settore, con un rapporto tra numeri di abitanti e organismi tra i più alti a livello regionale, dimostrando allo stesso tempo una maggiore determinazione nell’intraprendere percorsi professionali ed economici innovativi. Nel cartogramma della Sicilia dal confronto tra i dati di Trapani e quelli di Catania si registra il numero pressoché identico di organismi, che conferma il maggiore spirito imprenditoriale dei professionisti trapanesi.