Messina, professioni sanitarie: il Consiglio di Stato ammette tutti

Il Consiglio di Stato ha ribaltato la decisione del Tar Lazio e accolto il ricorso degli avvocati Santi Delia e Michele Bonetti ammettendo in sovrannumero tutti i ricorrenti esclusi dai corsi di laurea in Professioni sanitarie dell’Università di Messina.
Il Tar Lazio aveva dapprima accolto un primo ricorso riguardante circa 30 studenti e, successivamente, in diversa composizione, alla successiva udienza, rigettato identica azione. Frattanto, sempre sul medesimo concorso, si pronunciava favorevolmente agli studenti la sezione consultiva del Consiglio su altro ricorso straordinario proposto da Delia e Bonetti ammettendo anche in tal caso i ricorrenti che già frequentano le lezioni.
Il cerchio si è chiuso con la camera di consiglio del 17 marzo quando anche la Sezione giurisdizionale del Consiglio ha confermato la fondatezza del ricorso ed ammesso in sovrannumero i ricorrenti all’Università di Messina.
E’ stato quindi confermato che la gestione del concorso, in mano ancora una volta al CINECA, è viziata per violazione dell’anonimato in quanto la documentazione che tale Consorzio mette a disposizione, nonostante ogni accortezza che possa essere messa in campo dagli Atenei, è inidonea ad escludere che la Commissione possa abbinare, con facilità, il nome dei candidati al codice segreto.
Come sin dal 2007 aveva fatto notare il Commissario per la lotta all’anticorruzione nominato dall’allora Governo per individuare soluzioni idonee all’evitare il non ripetersi dei noti fatti del 2007 (il plico rubato a Catanzaro, i fatti di Bari e Chieti, l’aula 5 di Messina con i più bravi d’Italia), basterebbe eliminare il codice alfanumerico sotto quello a barre. Ad oggi, dopo 8 anni, il Cineca, il Miur e gli Atenei persistono in tale illegittima scelta.