Messina, torrenti che mettono a rischio i territori e nessuna politica di prevenzione

Torrenti che mettono a rischio i territori e nessuna politica di prevenzione. E’ un tema che ad autunno evoca tutti quegli eventi alluvionali che negli ultimi decenni hanno cambiato la fisionomia di molti centri del messinese. Ma non bastano gli allarmi lanciati per rendere prioritaria l’attenzione e quindi la previsione di investimenti per la sicurezza, per non parlare di tutti i punti di interferenza con viabilità ed edificato individuati ma rimasti finora solo oggetto di studi.

L’ingegnere capo del Genio Civile Leonardo Santoro prova, dopo il suo insediamento nel 2014, a fare una pianificazione di interventi, all’interno delle sue competenze di vigilanza e controllo, predisponendo un centinaio di perizie di svuotamento degli alvei dei torrenti dislocati sul vasto territorio della città Metropolitana, avendo avuto rassicurazioni dalla Regione della disponibilità dei Fondi Pac. Un ruolo operativo in questo caso l’avrebbe avuto l’Esa, ma non succede nulla anche perché come sappiamo quei finanziamenti svaniscono.

A giugno 2015 Santoro manda una nota all’assessorato al Territorio e Ambiente in cui chiede l’autorizzazione per l’esecuzione di interventi di rimozione di depositi di materiale alluvionale in alcuni siti più critici. Il responsabile del Genio Civile parla di una condizione di pericolo generata da “diffusi fenomeni di sovralluvionamento dovuti alla mancata o ridotta capacità di trasporto solido da parte dei corsi d’acqua specie quelli caratterizzati da opere di sistemazione idraulica di tipo rigido” Nella nota si specifica che “tale situazione è presente nelle tratte fluviali che attraversano territori fortemente urbanizzati, con conseguente innalzamento della quota dell’alveo e il rischio di esondazione delle acque”.

L’ingegnare capo del Genio Civile chiede quindi di potere redigere perizie esecutive per interventi di manutenzione straordinaria degli alvei anche se nei limiti della legge regionale 24/91 che non consente di spostare il materiale tolto, se non in casi eccezionali. Leonardo Santoro evidenzia anche la necessità di cambiare questa norma che indirettamente aggrava la situazione di pericolo dei torrenti dove il terriccio tolto dall’alveo, tranne appunto in casi estremi, non può essere portato via ma messo lateralmente al corso d’acqua, circostanza che può vanificare gli interventi e non consentire una costante azioni di controllo dei livelli e quindi di prevenzione.

Il funzionario regionale nel 2015 invia a Palermo, all’assessore Maurizio Croce, una proposta di modifica di questa normativa nata per salvaguardare le fiumare dagli eccessivi prelievi che venivano effettuati ma che dopo 25 anni andrebbe aggiornata alle nuove esigenze dei territori. Dalla Regione non è venuta alcuna risposta. Tra settembre ed ottobre 2015 l’hinterland messinese fu caratterizzato da una serie di eventi alluvionali e in quell’occasione la Protezione Civile si impegna ad intervenire anche dopo l’emergenza. Ma anche in questo caso non è successo nulla fino ad un paio di mesi fa quando si è stipulato a Palermo una convenzione tra Protezione Civile, Genio Civile ed Esa, a seguito della quale le Istituzioni coinvolte si dicono pronte a fare la loro parte nella messa in sicurezza dei siti più a rischio nella zona tirrenica e ionica.

Santoro avrebbe solo dovuto dare il nulla osta ai progetti redatti dalla Protezione Civile. Ma ancora una volta non si è andati oltre le intenzioni. A settembre Santoro invia l’ennesima nota all’ Assessorato al Territorio e Ambiente dove si rinnovano le stesse richieste fatte a giugno 2015. Solo qualche giorno fa arriva dalla Regione il via libera a 10 perizie esecutive per una spesa di 200mila euro che riguardano corsi d’acqua della provincia tra cui il Mela nell’area tirrenica. Poca cosa rispetto al centinaio di interventi di cui c’è la necessità. In città restano i torrenti “a pericolosità idraulica elevata” come Galati, Mili, Larderia, Zafferia, Cumia – Bordonaro, Bisconte – Catarratti e Papardo dove il Comune interviene periodicamente, non senza difficoltà organizzative, per la scerba tura o lo sgombero degli ingombranti che costantemente vengono gettati negli alvei. Mancano le risorse ma anche quando i finanziamenti sono stati stanziati, come nel caso di Bisconte- Catarratti, non si può procedere con gli interventi perché manca l’accreditamento delle somme. Un anno fa sembrava che i lavori a Bisconte dovessero partire di lì a poco e invece è arrivato l’ennesimo inspiegabile blocco.

La riqualificazione ambientale del torrente Bisconte fino a monte dove si unisce con il Catarratti, era una priorità del risanamento, attesa fin dagli anni ottanta e sollecitata dai cittadini della terza circoscrizione ma pare che si dovrà ancora attendere. Una situazione drammatica vive anche chi abita nei pressi del torrente Zafferia .Non stiamo parlando di abusivismo, -dice Antonino Zullo presidente della seconda circoscrizione- perché quelle case risalgono al secolo scorso ma non c’è mai stata alcuna attenzione per chi convive da tempo con una situazione di pericolo”.

E’ pronta una petizione di un centinaio di residenti, che si aggiunge a tutte le richieste e delibere esitate dal Consiglio circoscrizionale. In una delibera del 2015 si parla di un asse torrentizio estremamente pericoloso “a causa di mancati interventi di pulizia e risagomatura soprattutto nella parte alta dove si dirama nel Monalla a Nord e nel Bonaccino a Sud e dove insistono i borghi storici del villaggio mai messi in sicurezza. In particolare a monte dell’abitato le minacce sono rappresentate da frane sui costoni… In alcuni tratti a ridosso dei ponti, il franco idraulico si è notevolmente innalzato a causa dell’enorme materiale alluvionale trascinato dalle acque e mai rimosso, coprendo gran parte delle briglie” Alcuni interventi di escavazione potrebbe farli direttamente il Comune che possiede i mezzi idonei ma il problema è che ci sono solo quattro autisti che possono utilizzarli. Da qui la proposta all’Amministrazione che viene dai Presidenti delle circoscrizioni di reperire altro personale anche trimestrale attraverso un’agenzia interinale.

Un inquietante scenario ambientale lo segnala anche il consigliere Udc Libero Gioveni nel torrente Bordonaro a ridosso della scuola elementare e materna di via Primo Molino. Pneumatici, serbatoi in eternit, inerti, elettrodomestici che uniti alla vegetazione, in caso di piogge abbondanti, rischiano di fare da tappo, ostruendo il regolare deflusso dell’acqua.