Niente certificazione dei crediti dalla Pa per le imprese siciliane

“Ancora una volta le imprese siciliane sono retrocesse in serie B rispetto al resto del Paese: non potranno usufruire, infatti, dell’opportunità introdotta dal governo nazionale di recuperare direttamente i crediti con la pubblica amministrazione”. La denuncia arriva da Mario Filippello, segretario regionale della CNA (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa).

“I quattro decreti del governo nazionale che permettono alle imprese di recuperare direttamente i crediti con la pubblica amministrazione  – aggiunge – escludono infatti la possibilità  di certificare i debiti per le regioni sottoposte a piani di rientro, e fra queste vi è la Sicilia. Se questa impostazione fosse confermata saremmo di fronte ad un danno gravissimo per le imprese dell’isola, che vantano oltre 3,5 miliardi di crediti da tutta la pubblica amministrazione, gran parte dei quali dalla Regione e dai suoi enti”.
E poi Filippello chiude: “Facciamo appello alla classe politica siciliana a partire dai parlamentari nazionali: se ci siete, battete un colpo e fate sentire la vostra voce a difesa dell’economia e delle imprese della Sicilia”.
Una risposta arriva da Antonello Cracolici, capogruppo del Pd all’Assemblea regionale siciliana: “In tutta Italia le imprese potranno riscattare direttamente i crediti che vantano con la pubblica amministrazione: questo non avverrà in Sicilia perché il decreto di attuazione dell’articolo 13 della legge 183 del 2011, esclude le regioni sottoposte a piani di rientro. In questo modo le imprese siciliane subiscono un doppio danno: prima per i ritardi accumulati da parte della pubblica amministrazione, adesso per l’impossibilità di cogliere questa opportunità”. E poi aggiunge: “Mi auguro che il parlamento nazionale intervenga immediatamente per correggere questo meccanismo inaccettabile, che penalizza i territori più deboli ad iniziare dalla Sicilia”.
Successivamente è anche intervenuta la Regione siciliana che ha chiesto al governo nazionale, attraverso gli assessori all’Economia, Gaetano Armao, e alla Salute, Massimo Russo, di permettere anche alle imprese siciliane di recuperare direttamente i crediti con la pubblica amministrazione e di rivedere, quindi, il contenuto dei decreti emanati ieri per l’attuazione del Dl 185 del 2008, convertito nella legge 183 del 2011. “Abbiamo più volte evidenziato al governo nazionale – dice Armao – che la Sicilia è la Regione con le performance più positive nel miglioramento dei conti in materia sanitaria ed è ormai fuori dal piano di rientro. D’intesa con il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, chiederemo l’estensione immediata alle imprese siciliane delle misure di acc elerazio ne dei pagamenti della pubblica amministrazione, gia’ domani, all’incontro con il governo nazionale, presieduto dal ministro Gnudi, per l’insediamento del tavolo tecnico che, dopo 40 anni, apre il confronto sull’autonomia finanziaria della Regione”.
“La Sicilia – aggiunge l’assessore regionale per la Salute Massimo Russo – non può essere inserita tra le regioni italiane che rischiano di essere escluse dai benefici economici previsti dal provvedimento del ministro Passera. La nostra Regione, infatti, con grandi sacrifici ha brillantemente superato il Piano di Rientro già nel 2009 e ha anche rispettato gli impegni assunti con il successivo Programma Operativo firmato con il ministero e che scadrà alla fine di quest’anno: il 2011 si è chiuso con lo squilibrio programmato di circa 40 milioni di euro, abbondantemente compensato dai circa 330 milioni di euro provenienti dalle addizionali Irap e Irpef. La Sicilia, anzi, è stata più volte additata in campo sanitario come esempio virtuoso per il risanamento economico e la riqualificazione del sistema”.