"No alla svendita di Italkali, serve un piano internazionale"

“Bisogna bloccare quella che, di fatto, rischia di essere una vera e propria svendita dell’Italkali. Se la  Regione vuole vendere le proprie quote, questo non può avvenire  tramite una semplice decisione del Cda e la cessione al socio di minoranza: serve prima una attenta valutazione del valore della  società e, soprattutto, serve un bando internazionale”. Lo dice il deputato regionale del Pd Antonello Cracolici che, a riguardo, ha  presentato una interrogazione all’Ars. Nell’atto parlamentare, il deputato del Pd, fa riferimento alla legge di stabilità nazionale che prevede la dismissione delle quote della  Regione. “Innanzitutto – dice – l’applicazione della norma appare  discutibile poiché agirebbe su ambito di competenza specifica della  Regione. In ogni caso vi sono norme regionali che intervengono in  materia di cessione di quote regionali nelle partecipate non ancora  attuate perché in attesa della valutazione da parte dell’advisor del  valore delle azioni”. Secondo Cracolici la decisione del Cda di avviare le procedure di dismissione della partecipazione della Regione “non può  avere alcun valore giuridico”, anche perché “avviata sulla base di una valutazione incongrua relativa al solo valore nominale, che può configurare danno erariale”. Nell’interrogazione, si chiede dunque di “bloccare la dismissione, diffidando il socio di minoranza in tal senso” e di “dare corso alla valutazione della società per giungere ad un bando internazionale, unico strumento con il quale prevedere l’eventuale cessione delle quote riconoscendo il diritto di prelazione al socio di minoranza solo a parità di valutazione che il mercato determinerà”.

Ma non conosce pace la vicenda sulla cessione ai privati delle quote della Regione delle proprie azioni della società Italkali, leader nel campo dell’astrazione mineraria dei sali potassici. Una questione che si arricchisce di un vero e proprio colpo di scena con l’ex assessore all’Economia, Gaetano Armao, che ha presentato un esposto alla Corte dei Conti sull’annosa vicenda. Secondo il politico bisognerebbe comprendere perché “le procedure per la dismissione nel 2012 furono inopinatamente interrotte”, con il risultato che oggi a causa della decadenza della partecipazione della Regione imposta dalla legge di stabilità i soci privati che detenevano il 49% delle quote di capitale, possono a loro modo di vedere acquistare il pacchetto di maggioranza, con appena 3 milioni di euro. Ed all’esposto di Armao si somma anche l’intervento della Cgil che, con un comunicato stampac ha espresso tutta la sua perplessità.