No alle trivelle in Sicilia. Sindaci in piazza. Idea: i “banchi” patrimonio dell’umanità

Il mondo del turismo siciliano si mobilita contro la minaccia delle trivelle. I sindaci di San Vito Lo Capo (Trapani) e Santa Marina di Salina (Messina), di Lampedusa (Agrigento), di Favignana (Trapani) e di Ustica (Palermo) sono i primi che hanno risposto all’appello di Legambiente e Anci Sicilia e che parteciperanno a un presidio il 18 dicembre davanti a Palazzo D’Orleans, sede della Presidenza della Regione siciliana, per dire con forza “No alle trivelle” per la ricerca del petrolio in Sicilia, così come vorrebbe l’articolo 38 del decreto legge Sblocca Italia, recentemente convertito in legge dal Parlamento.

“La Sicilia e le sue coste pagherebbero il prezzo più alto per lo sblocco di questi progetti di trivellazione – dichiara Mimmo Fontana, presidente regionale di Legambiente -. Un vero e proprio regalo alle grandi imprese petrolifere. Un’ipoteca sul futuro della nostra Isola. Il tutto per cosa? Per cercare di estrarre greggio di dubbia qualità che, agli attuali tassi di consumo e valutate le riserve certe censite dal ministero dello Sviluppo economico, potrebbe coprire il fabbisogno nazionale per soli 13 mesi”.

I sindaci saranno all’appuntamento del 18 dicembre sotto Palazzo d’Orleans per ribadire la loro ferma contrarietà alla ricerca petrolifera, “opzione che stride ed è incompatibile con un progetto di sviluppo economico basato su scelte di sostenibilità”. Il presidente di Anci Sicilia, Leoluca Orlando, nei giorni scorsi ha ribadito l’impegno dei comuni siciliani e la partecipazione al presidio, bollando le trivellazioni come “un assurdo atto di vandalismo che danneggia lo sviluppo sostenibile della nostra Isola”.

“Perché il petrolio sporca il turismo, che è il vero oro nero della Sicilia – conclude Fontana -. E questi sindaci, che amministrano località di pregio con buone politiche locali capaci di coniugare tutela e valorizzazione, sanno bene quanto vale”. Legambiente, Anci Sicilia e i sindaci No Triv chiederanno, dunque, al presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, di contrastare il provvedimento contenuto nell’art. 38 dello Sblocca Italia, impugnandolo davanti alla Corte costituzionale come hanno già fatto altre Regioni.

I “BANCHI” PATRIMONIO DELL’UMANITA’. Far diventare i “Banchi” del Canale di Sicilia patrimonio dell’umanità per salvare un ecosistema unico al mondo contro le trivellazioni e un devastante parco eolico. È questa la sintesi dell’incontro di studio che si è svolto presso la sede della Soprintendenza del Mare, a Palermo, a cui hanno preso parte docenti universitari, ricercatori ed esponenti di associazioni ambientaliste.

“I ‘Banchi’ – si legge in una nota – sono ecosistemi di eccezionale valore ecologico e ambientale, ma a dispetto della loro importanza naturalistica, economica e culturale, sono oggetto d’iniziative incompatibili con la loro tutela e la conservazione del loro ruolo, che minacciano l’integrità di questo delicato e importante ecosistema. Un’insensata corsa al cosiddetto oro nero, con le trivellazioni petrolifere in quel tratto di mare, mettono in pericolo zone di grande pregio marino esponendole al rischio d’inquinamento derivante dalle varie attività, sia durante la fase di ricerca che di sfruttamento, che produrrebbero danni di enorme portata per l’equilibrio ecosistemico dell’area e per l’integrità del suo patrimonio culturale”.

La comunità scientifica e le associazioni ambientaliste chiedono in un documento che venga opposto il vincolo di interesse europeo nell’area e inoltre di avviare un coinvolgimento dei paesi transfrontalieri interessati: Tunisia, Libia e Malta per un’azione più adeguata di tutela e salvaguardia. Tra i firmatari del documento Franco Andaloro, Aurelio Angelini, Fabio Badalamenti, Michele Buffa, Stefano Donati, Giuseppe Giaccone, Antonio Mazzola, Giovanni Tumbiolo, Sebastiano Tusa, e per le Associazioni ambientaliste, Wwf, SiciliAntica, Legambiente, ItaliaNostra, Gruppi Ricerca Ecologica, oltre a diverse amministrazioni di comuni rivieraschi.