Nuovo Codice degli Appalti in Italia, il traguardo sembra vicino

È prevista entro ottobre la fine del lungo iter legislativo per arrivare al nuovo Codice degli Appalti in Italia. Dalle direttive europee alla necessaria semplificazione, ecco le principali novità intorno alle quali si sta lavorando nel nostro Paese.

Il traguardo sembra vicino, anche perché la deadline non ammette alcuna procrastinazione: entro il prossimo mese di aprile 2016 l’Italia deve terminare il processo di recepimento delle direttive dell’Unione Europea che concernono il sistema degli appalti.

Anche in questo caso, il nostro Paese si è mosso un po’ a rilento, e al momento il disegno di legge per la riforma del Codice Appalti è stato approvato dal Senato qualche giorno prima della pausa estiva, ma manca ancora del fondamentale passaggio alla Camera (e già si parla di circa 500 emendamenti che, seppur non dovrebbero stravolgere l’impianto generale della norma, sicuramente complicheranno e rallenteranno ulteriormente il suo iter).

Cosa chiede l’Europa. Come accennato, l’Unione Europea ha diramato tre direttive, aventi a oggetto rispettivamente i contratti di concessione (2014/23/Ue), gli appalti pubblici (2014/24/Ue) e le procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali (2014/25/Ue), che hanno come obiettivo innanzitutto quello di garantire l’adozioni di procedure più semplici e più flessibili, agevolando l’accesso alle imprese e il commercio transfrontaliero. Un intervento importante, che ribadisce anche che gli appalti pubblici sono un perno dell’economia europea e necessari strumenti per garantire una crescita che possa essere “sostenibile, intelligente e inclusiva”. Dal punto di vista burocratico, gli Stati membri hanno avuto un lasso di tempo di 24 mesi per adeguare le proprie leggi a queste direttive, che scade proprio ad aprile.

L’esempio del Regno Unito. C’è chi si è mosso con più velocità, come il Regno Unito, che ha già recepito la direttiva europea sugli appalti pubblici con le Public Contracts Regulations 2015, in vigore il 26 febbraio 2015. Per assicurare la costante armonia tra apparato legislativo interno e gli eventuali aggiornamenti comunitari, il Codice britannico si è avvalso di un rinvio alle regole e alle definizioni riportate nei testi normativi emanati dall’Unione Europea, oltre che ovviamente di clausole generali.

Uno sguardo al nostro Paese. Tornando al fronte interno, diamo ora un’occhiata ai punti principali intorno ai quali ruoterà (o dovrebbe ruotare) il nuovo Codice. Per ogni aggiornamento e ulteriori approfondimenti, il punto di riferimento è il sito www.appaltitalia.it, il portale specifico del settore. Il fulcro del sistema sarà l’Anac, l’Agenzia Nazionale Anticorruzione, che dovrebbe avere poteri rinnovati e rinforzati, in grado non solo di operare “ex post”, ma di intervenire in ogni fase dell’appalto, per evitare ogni sospetto o ritardo, divenendo regolatore di mercato: l’Anac avrà il compito di interpretare le norme, di vigilare sulla corretta applicazione, ma anche di indire e promuovere modelli di bando per favorire la trasparenza del mercato. La parola chiave è semplificazione, oltre che ottimizzazione dei processi.

Il Gold plating. Altro caposaldo è il divieto di gold plating, che si dovrebbe tradurre in un sistema più “leggero”: in pratica, non si potranno imporre norme ridondanti e livelli di regolazione superiori rispetto a quelli stabiliti dalle direttive Ue, anche se nei sei mesi successivi all’approvazione della nuova legge il Governo dovrà comunque varare una serie ulteriore di decreti legislativi.

Alcuni esempi. Le modifiche riguardano anche ambiti specifici, come la valutazione delle imprese, che non sarà più basata solo su elementi e requisiti di tipo formale (vale a dire, dimensione, fatturato o numero di addetti) ma anche su criteri meritocratici, ovvero la cosiddetta “buona condotta” rispetto agli appalti precedenti, che valuta il rispetto delle tempistiche dei lavori o l’assenza di contenziosi. Cambia anche la fase progettuale, che avrà una maggiore valorizzazione grazie all’introduzione dei concorsi di progettazione, che valuteranno anche la qualità architettonica; allo stesso tempo, non saranno più solo prezzo e costo ad essere considerati nell’ambito dei servizi di ingegneria e architettura, perché ci sarà spazio (e attenzione) anche alla qualità dei progetti.