Pac: alla Sicilia 2 miliardi di euro per il periodo 2015-2020

Il proramma di sviluppo rurale europeo Pac assegnerà alla Sicilia 2 miliardi di euro dal 2015 al 2020. Sarà la Regione siciliana a decidere quali sono le priorità nel settore agricolo.

Si dovrà stabilire quanti di questi fondi della Pac andranno allo sviluppo agroambientale e quanti andranno all’insediameto dei giovani imprenditori agricoli. L’Europa potrà solo mettere dei paletti imponendo ad esempio un premio massimo per un imprenditore agricolo di 70 mila euro che andrà attribuito a una determinata utilizzazione dell’azienda agricola. Un altro vincolo imposto dall’Europa è quello che dei 2 miliardi almeno il 30% dovranno essere destinati a misure di protezione ambientale come la riduzione di fitofarmaci, agricoltura biologica, silvicoltura la biodiversità e misure per contrastare il cambiamento climatico.

Tra le misure della Pac che più potranno interessare la Sicilia c’è il potenzionento delle filiere. L’europarlamentare siciliano Giovanni La Via sostiene che “la realizzazione d’investimenti per mantenere elevata la competitività del sistema agroalimentare siciliano dovrà avere almeno il 35% delle risorse dei fondi comunitari. Se vogliamo che in fututo nella nostra Regione il sistema agricolo sia più forte e in grado di competere su mercati internazionali si deve scommettere necessariamente sugli investimenti delle imprese. Altrimenti avremo sempre aziende di retroguardia che non sono in grado di essere competitive”.

Uno dei pilastri della Pac sono le misure di “greening” che sono tre quelle di base: il mantenimento dei pascoli permanenti, la diversificazione delle colture, il mantenimento d’area d’intesse ecologico di almeno il 5% della superficie coltivate e seminate. Le aziende in aggiunta al pagamento di base riceveranno un pagamento per ettaro a patto di rispettare le tre misure di base. Le misure di greening fanno in modo che nelle aziende che hanno una superfice al di sopra dei 30 ettari vengano fatte almeno tre colture. Questo per evitare che ci siano monocolture più dannose per l’ambiente che richiedono più diserbanti e più concimi, sono quelle che rischiano di determinare danni maggiori all’abiente circostante”. La seconda misura di greening prevede che si lasci a riposo una piccola percentuale della superfice aziendale, in modo tale da facilitare le aree riservate alla fauna selvatica e degli ambienti naturali non coltivati.