Pantelleria, abusivismo: Sei indagati. C'è anche la moglie di un Maresciallo

Pantelleria, abusivismo: sei indagati. C’è anche la moglie di un Maresciallo dei Carabinieri in servizio a Marsala, investigatore in numerose inchieste. La Procura di Marsala ha disposto il sequestro preventivo(provvedimento convalidato dal Gip Francesco Parrinello) di un dammuso a Pantelleria. Il sequestro è stato effettuato dal Corpo Forestale e dalla Guardia di Finanza.
L’accusa è di aver spacciato un antico giardino pantesco per un vecchio dammuso privo di copertura da demolire e ricostruire.

Sei, in tutto, gli indagati. Le accuse a vario titolo ipotizzate dalla Procura per cinque di loro sono abusivismo edilizio, deturpamento di bellezze naturali, falso e truffa. Secondo la Procura marsalese, avrebbero tentato di realizzare, in località Mursia, un “dammuso” di circa 100 metri quadrati attestando che si trattava della ristrutturazione di un edificio preesistente i cui tetti erano crollati nel corso della seconda guerra mondiale. Dalle indagini, però, sarebbe emerso che i muri in pietra non erano quelli di un antico dammuso, ma più semplicemente il tipico riparo di un antico giardino pantesco dal vento. Lo avrebbe attestato il consulente tecnico del PM. Per questo, adesso, è stato notificato l’avviso conclusioni preliminari alla proprietaria, Bice Loredana Pineda, (moglie del Maresciallo dei Carabinieri Alberto Furia, difesa dall’avvocato Stefano Pellegrino) al progettista, l’ingegnere Antonello Ferrante, di 54 anni, (difeso dagli avvocati Nino Caleca e Roberto Mangano) a due anziani che per l’accusa avrebbero falsamente dichiarato che un tempo quella era un’abitazione, Francesco e Giovanna Pineda, rispettivamente 83 e 92 anni, e al dirigente del VI Settore del Comune di Pantelleria che ha rilasciato la concessione edilizia, l’ingegnere Gaspare Inglese, di 39 anni, difeso d’ufficio dall’avvocato Gaetano Di Bartolo.

Successivamente, nonostante il sequestro, i lavori sono proseguiti (copertura di alcuni tetti).
Per questo motivo, sono indagati, per violazione dei sigilli, sia la proprietaria che il fratello, Bartolomeo Pineta, di 51 anni. L’avvocato Nino Caleca afferma che “con documenti alla mano dimostreremo l’assoluta estraneità dell’ingegnere Ferrante”.

“L’indagine della Procura si basa su prove indiziarie dichiarative. Il dammuso di cui trattasi esisteva da tanti anni e il tetto era caduto in seguito ai bombardamenti”.  Lo afferma l’avvocato Roberto Mangano, difensore, insieme a Nino Caleca, dell’ingegner Antonello Ferrante progettista della ristrutturazione di un dammuso in contrada Mursia a Pantelleria per il quale la Procura di Marsala ha chiesto ed ottenuto il sequestro e iscritto nel registro degli indagati sei persone.

“La vicenda è particolare e riguarda un dammuso rovinato dalla guerra senza più soffitto. La Procura – continua l’avvocato Mangano – ritiene, invece, che si tratta di un giardino arabo eretto a protezione delle piante. E, quindi, essendo giardino e non essendo mai stato adibito ad immobile non è suscettibile ad essere ristrutturato come casa. Può essere ristrutturato come giardino. La differenza è palpabile. La Procura ritiene questo perché, durante un sopralluogo, all’interno di questo perimetro sono stati trovati due alberi che possono essere di natura selvatica. Ma questa struttura non ha la classica forma del giardino arabo. La querelle nasce proprio su questo punto, secondo noi, si deve basare sulla forma del perimetro del manufatto. Il giardino arabo pantesco, solitamente, è di forma circolare, mentre questa struttura non ha certo questa forma geometrica. Bisogna stabilire poi se gli alberi all’interno ritrovati siano di natura selvatica o siano stati piantati. Gli alberi che sono stati ritrovati sono ai lati della costruzione, mentre, si sa, che nel giardino pantesco vi era un solo albero al centro. Se questi alberi fossero stati piantati prima della guerra in un ipotetico giardino, dovrebbero avere almeno cento anni, mentre, se sono stati piantati in seguito, alla caduta del tetto, potrebbero avere non più di settant’anni. Noi sosteniamo che, in effetti, nella zona vi fosse una costruzione i cui tetti erano stati distrutti dal bombardamento”.

Intanto per giorno 11 gennaio è fissata l’udienza presso il tribunale del riesame per discutere la richiesta di dissequestro dell’immobile.