Parchi e turismo, il primato della Sicilia

La Sicilia è la regione dove è maggiore il contributo del turismo all’economia delle aree parco: le attività ludico ricreative pesano per una percentuale dell’89% sull’offerta complessiva dei parchi. Nella classifica seguono la Puglia con il 78,1% e la Calabria con il 77,9%.

È quanto è emerso nel corso del convegno “Parchi come luogo di incontro tra green economy e green society” che si è tenuto oggi all’Orto Botanico di Palermo, secondo appuntamento verso la conferenza nazionale “La Natura dell’Italia. Biodiversità e aree protette: la green economy per il rilancio del Paese” prevista per l’11 e il 12 dicembre prossimi a Roma.

La manifestazione è servita per disegnare la mappa delle attività economiche e lavorative di successo del sistema aree protette. Secondo i dati diffusi nel convegno sono state oltre 101 milioni le presenze turistiche nei parchi italiani, con una crescita del 2% l’anno, quasi il doppio dell’aumento registrato dal turismo in Italia nell’ultimo anno. Il comparto del turismo ambientale a quanto pare non conosce crisi perché affonda le sue radici nei territori che custodiscono la parte più pregiata del nostro paese. Se fosse supportato da strategie e politiche adeguate, potrebbe crescere ancora più rapidamente guadagnando in competitività e creando occupazione in aree ritenute marginali. Già oggi comunque l’afflusso di visitatori interessati a escursioni, passeggiate nei centri storici, giri in mountain bike e attività sportive impegnative come il rafting ha moltiplicato i posti di lavoro finendo per costituire la più importante voce in attivo del bilancio economico delle aree parco italiane: nel sistema delle aree protette nazionali il turismo rappresenta oltre il 50 per cento dell’offerta.
All’iniziativa palermitana hanno partecipato tra gli altri, oltre al Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, il presidente della Commissione Ambiente del Senato Giuseppe Marinello, il vicepresidente di Unioncamere Ivan Lo Bello, il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri, Stefano Leoni della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini e il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza. Domenico Mauriello di Unioncamere presenta i risultati dello studio sul valore dell’economia reale nel sistema delle aree protette italiane, mentre il sociologo Aldo Bonomi i dati dell’indagine di AAster “Parchi come luogo di incontro tra green economy e green society”.
Ed è proprio dall’analisi di Aaster (fonte: rapporto Ecotour 2013) che emerge il ruolo del turismo natura come driver di sviluppo sostenibile e di rilancio dell’occupazione nell’economia delle 871 aree protette italiane. Il valore della partita del turismo natura nel nostro Paese è stato pari a 10,9 miliardi di euro, con una crescita di circa il 3% rispetto all’anno precedente (10,6 miliardi): Il turismo nelle aree protette costituisce di gran lunga il segmento più rappresentativo di questo mondo. I parchi più richiesti dai tour operator nazionali, secondo il rapporto Aaster, sono, nell’ordine, il Parco Nazionale d’Abruzzo, il Gran Paradiso, lo Stelvio, le Cinque Terre, le Dolomiti Bellunesi, il Pollino, le Foreste Casentinesi, la Majella, la Sila.
Il turismo è dunque un driver di sviluppo importante ma “non esaurisce certo il significato del sistema dei parchi, anche nell’ambito della loro valorizzazione in termini di green economy”, sottolinea il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando. “I parchi sono la nostra riserva strategica di aria, acqua, biodiversità: sono un valore in sé. E allo stesso tempo rappresentano un laboratorio per lo sviluppo di nuove forme di economia, di vita, di società. È molto positivo che alcuni dati economici e soprattutto occupazionali parlino una lingua diversa da quella della crisi che attanaglia il Paese, perché non ci sarà conservazione dei valori naturali senza consenso e partecipazione delle comunità locali”.
“Se lo spread di un paese si misurasse in biodiversità, l’Italia sarebbe la Germania d’Europa”, commenta Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi. “Può sembrare un paradosso ma non è così, perché le 57mila specie animali e le 5.600 specie vegetali – 600 delle quali endemiche del nostro Paese – rappresentano un’enorme ricchezza dell’Italia non solo in termini di patrimonio ambientale. I parchi sono aree dove è possibile trovare l’Italia migliore per sperimentare un nuovo modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità, sul legame con i territori, sulla valorizzazione del turismo di qualità. Sono queste le risorse su cui dobbiamo puntare per rilanciare la nostra economia”.
A livello di differenze regionali, il maggior contributo del turismo all’economia delle aree parco si segnala in Sicilia dove le attività ludico ricreative pesano per una percentuale dell’89% sull’offerta complessiva dei parchi. Nella classifica seguono la Puglia con il 78,1% e la Calabria con il 77,9%.

Le altre attività economiche delle aree parco coprono una parte nettamente minore dell’offerta: nei parchi del Lazio si investe in produzioni tipiche per il 6,55% delle attività economiche, mentre il Molise svetta per offerta formativa (rappresenta il 19% dell’offerta complessiva delle sue aree protette) e ha un indice inaspettatamente alto di attività legate alla produzione di gadget (il 66% dell’offerta complessiva dei parchi della regione).

La Conferenza nazionale “La Natura dell’Italia. Biodiversità e aree protette: la Green economy per il rilancio del paese” e gli appuntamenti collegati sono organizzati dal Ministero dell’Ambiente, del Territorio e della Tutela del mare in collaborazione con Federparchi, Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e Unioncamere.