Pd – Crocetta, lo strappo in Sicilia è definitivo. Voto a Ottobre? Democratici divisi

Il Pd è vicino alla chiusura dell’esperienza del governo Crocetta. Ieri c’è stata la direzione regionale del partito e si è deciso di convocare per fine mese l’assemblea generale per decidere se andare o no al voto a Ottobre  o nella prossima primavera. Faraone ha attaccato duramente il governatore: «Abbiamo il dovere di capire se ci sono le condizioni perché questa esperienza di governo vada avanti e se le condizioni non ci sono si discute col partito nazionale, si incontrano gli alleati e si decide. Non c’è stato alcun ministro, alcun esponente del governo nazionale che abbia avuto un atteggiamento contro la Sicilia. Ma se mentre si fa la spola fra Palermo e Roma, c’è un presidente della Regione che spara a zero contro il governo nazionale come pensate che ci possano venire incontro? ». Ma è stato soprattutto Raciti a pronunciare quella che sembra una sentenza definitiva: «Nel secondo intervento Crocetta ha eluso i problemi più di quanto avesse fatto col primo» ha detto tra l’altro.«Non è una questione morale, ma politica. Su nessuna delle due ho visto interventi che illuminassero la discussione. Oggi tutti gli scenari sono aperti. E una cosa è certa: prima o poi alle urne dovremo ripresentarci. Siamo oltre la tattica e le schermaglie, siamo al punto decisivo di questa legislatura, siamo oltre gli ultimatum, a questo punto sta al presidente della Regione capire qual è la strada giusta». Crocetta, ha sostenuto a spada tratta le sue ragioni, sottolineando anche gli attacchi personali ricevuti per il suo orientamento sessuale, ma ha anche detto di essere pronto a dimettersi se il partito glielo chiede:«Sono disposto ad assumermi tutte le mie responsabilità se il partito me lo chiede. Ma io ho ereditato una Regione con sei miliardi di deficit. Mettiamo che oggi decida di dimettermi, il tema è questo? Se il partito me lo chiede, mi dimetto. Ritengo però irresponsabile andare ora alle elezioni anticipate, ma non lo dico perché temo di perdere. Siamo noi a dover agire adesso, con il Pd e gli alleati abbiamo la responsabilità di salvare la Sicilia dal default. Ma se siamo delegittimati, se ogni settimana dicono “cade il governo”, la nostra azione non può essere efficace. Potrei anche essere il celebrante del mio funerale. Quando mi sono candidato, l’ho fatto perché ero convinto di vincere le elezioni. Se domani la situazione sarà diversa, parliamo, discutiamone, non ho problemi». Ma il presidente dedica una lunga parte del suo discorso, circa venti minuti, a quelli che definisce «attacchi alla sua vita privata». «Se Bill Clinton fosse stato gay, si sarebbe salvato? Io sono una vittima, anche nel mio partito c’era chi voleva allontanarmi. Faccio outing – aggiunge – mi tolgo la giacca, così si vedono gli effetti del lifting addominale». Il riferimento è all’articolo pubblicato sul Il Fatto Quotidiano, a firma di Pietrangelo Buttafuoco, dal titoloLa Sicilia dello sbiancamento sul caso di Matteo Tutino, il primario di chirurgia estetica, amico del presidente, arrestato nei giorni scorsi. Articolo a cui anche il segretario Raciti accenna quando dice di aver «letto alcuni articoli voyeuristici, non ci interessano, non li useremo, non c’entrano con questo dibattito». Eppure Crocetta si sofferma a lungo sulla sua vita privata, l’omosessualità e gli interventi chirurgici, al punto che un delegato lo interrompe urlando: «Adesso possiamo parlare dei problemi della Sicilia?».

Gucciardi e Lupo hanno invitato alla prudenza: «Bisogna fare un ragionamento serio e approfondito – dice Gucciardi –  con gli alleati se vogliamo che la proposta del segretario Raciti di uscire da queste secche in cui ci troviamo abbia successo. Questa proposta può avere una chance di successo se rilanciamo l’iniziativa parlamentare, ma per farlo occorre che tutti insieme, governo compreso, ci si metta gomito a gomito per lavorare a cose cruciali». Il deputato Giuseppe Lupo: «Una crisi al buio danneggerebbe principalmente i lavoratori e le fasce sociali più deboli. La Direzione dia mandato al segretario Raciti di verificare assieme alla coalizione e al presidente Crocetta se, come penso, ci sono le condizioni per una fase nuova di rilancio del programma per lo sviluppo e le riforme. Sia l’Assemblea del Pd a valutare e decidere se e come proseguire questa esperienza di governo». Assemblea che si terrà entro luglio, ma su Raciti continua il pressing di una folta pattuglia di dirigenti e deputati che chiede di agire subito.

Il gruppo parlamentare del M5S all’Ars, intanto, attacca sia Crocetta che il Pd: “la migliore guida possibile verso il baratro, ormai inevitabile, anche i magistrati contabili hanno riconosciuto praticamente che Renzi e compagni continuano a saccheggiare la Sicilia con tasse crescenti, scorretto trattenimento di somme riscosse nell’isola e mancato riconoscimento delle somme spettanti ai siciliani per l’aumento della accise dal 2011 al 2014. Davide Faraone la smetta di litigare col governatore, stia sereno: il campionato dell’incapacità, lo vinceranno ex-aequo. Chi perderà, purtroppo, sarà solo la Sicilia”

Nello Musumeci, che ha sfidato, perdendo, Crocetta nel 2012, commenta con queste parole la direzione del Pd: “La Sicilia è in agonia, ma questo centrosinistra la porterà presto al collasso”.