Politiche portuali per lo sviluppo del Paese

CATANIA – «I Governi precedenti hanno letteralmente smantellato i sistemi di controllo e di garanzia relativi allo shipping e abbandonato l’imprenditoria del settore, dimenticando che la logistica rappresenta una delle più importanti chiavi legate allo sviluppo del nostro Paese». Non usa mezzi termini Giordano Bruno Guerrini, direttore generale di Cisco che, all’ex Monastero dei Benedettini di Catania durante la XVII conferenza “North South Conference” (fino a domani sabato 27 aprile presso l’Auditorium, grazie ai Partner Est, Cisco e Bic) ha sottolineato la necessità di colmare il gap che divide l’Italia dagli altri Paesi europei: «Non siamo rappresentati nei consessi internazionali, non siamo supportati a livello centrale da normative adeguate, chiediamo con forza al nuovo Governo un ministero della Marina Mercantile che rimetta in moto il meccanismo dell’intermodalità, l’unico in grado di garantire occupazione e crescita economica. Potenziare la logistica non vuol dire costruire capannoni o tunnel – continua Guerrini – ma affiancare alla capacità strutturale di un territorio una strategia in grado di attirare merci e passeggeri. L’Italia non rappresenta attualmente una piattaforma, lo è solo sulla carta: occorre sviluppare gli interporti e le interconnessioni tra la gomma, il ferro e le navi, senza tradurre tutto questo in mera costruzione edilizia».

La scelta di riunire gli attori del comparto nel capoluogo etneo non è infatti casuale: «Nonostante la crisi degli ultimi anni – ha sottolineato Emanuele Marocchi, direttore generale Est (Europea Servizi Terminalistici) – il Porto di Catania è stato l’unico in Sicilia a registrare nel quinquennio un incremento del 15-20% della movimentazione, sia nel settore dei container, sia in quello dei traghettamenti di rotabili, mostrando le proprie potenzialità. Tutto questo è stato rafforzato anche grazie alle importanti iniziative avviate nel campo delle energie rinnovabili dalla St Microelectronics e in particolare dalla 3Sun, che hanno creato le condizioni per grandi flussi in entrata di semiconduttori provenienti dall’Oriente e in uscita verso i mercati di tutto il mondo. La Sicilia è, e può diventare, uno dei più grandi centri di smistamento, rafforzando non solo i suoi scali ma soprattutto le retrovie. Siamo qui in questi giorni – ha concluso Marocchi – anche con i rappresentanti dell’Asia e dell’Africa, per cercare insieme soluzioni efficienti, economiche ed ecologicamente compatibili affinché l’Isola possa finalmente avere un ruolo prioritario nel bacino di traffico nel Mediterraneo».

A supporto di quanto detto, ci sono dati e statistiche che non lasciano spazio a interpretazioni: «Il 34% dei terminal marittimi internazionali sono legati all’Asia – ha spiegato Giuseppe Godano, direttore generale di Hamburg Sud – e dobbiamo scendere fino al trentesimo posto per trovare il primo porto container del Mediterraneo, ovvero Valencia. La Sicilia può diventare un hub per la sua strategica posizione geografica, ma questo di certo non basta. I grandi trasportatori scelgono le loro mete in base ad alcuni elementari parametri: infrastrutture, costi e volumi di carico, basta guardarsi intorno per comprendere che non siamo ancora competitivi per questi e molti altri motivi». «Dobbiamo assicurare agli stakeholders internazionali un servizio di qualità – ha aggiunto Marocchi – mettendoli in condizione di fare business nel modo più semplice. Per far questo occorre un supporto da parte delle istituzioni e un coordinamento tra tutti gli attori coinvolti nel processo per realizzare un sistema-Paese». Sull’auspicata riforma della Legge 84/94 (riordino della legislazione in materia portuale) infine, Guerrini ha lamentato «l’inefficienza di molte forze politiche», sottolineando «una carenza di buon governo della politica portuale che ha caratterizzato gli ultimi anni e che ha fortemente segnato l’andamento del settore creando seri problemi di competitività nel prossimo futuro». La sfida è ambiziosa e non priva di difficoltà: solo attraverso l’unione d’intenti e il lavoro in rete si potrà finalmente rilanciare l’economia del mare.