Porto di Marsala, la sconfitta del Sindaco Giulia Adamo. Vince Myr

Il Comune di Marsala dà alla fine via libera al progetto del porto presentato dalla società Myr di Massimo Ombra, fratello di Salvatore, candidato alle elezioni amministrative proprio contro l’attuale Sindaco, Giulia Adamo.  Il primo cittadino  ha inghiottito un boccone amaro e ha dovuto prendere atto che il suo comportamento (di fatto, il Sindaco aveva espresso opinioni sprezzanti verso il progetto della Myr, già approvato dalla precedente amministrazione) stava procurando un danno senza pari non solo alla ditta, ma allo stesso Comune di Marsala, sul quale pende una richiesta di risarcimento danni per otto milioni di euro

E ora a Marsala tutto ritorna al punto di partenza: la Myr ha presentato il progetto, la conferenza di servizi ha fatto delle prescrizioni, la società si adeguata.

E se il progetto della Myr è noto, anche nella sua rimodulazione,  diventa sempre più paradossale la vicenda dell’altro progetto del porto di Marsala, quello per la messa in sicurezza, sponsorizzato proprio dal Sindaco Adamo. Sul progetto non c’è, al momento,  alcun finanziamento da parte della Regione (la cifra dovrebbe essere intorno ai 50 milioni di euro). L’unica cosa certa è l’indagine della Procura di Trapani, che ha inviato un avviso di garanzia al progettista Viviano, e ha sequestrato le carte al Comune di Marsala.

A questo proposito, a dimostrazione di quanto siano delicate le vicende relative alla progettazione dei porti, proprio ieri la Guardia di Finanza ha scoperto una maxi frode al Comune di Barletta. Un affare da 150 milioni di euro. Nell’indagine sono indagate, a vario titolo, oltre 60 persone per ssociazione per delinquere, truffa ai danni dello Stato, abuso d’ufficio, frode in pubbliche forniture, attentato alla sicurezza dei trasporti marittimi e reati ambientali. Le indagini, coordinate dalla procura di Trani, hanno accertato che per la realizzazione della diga foranea e del nuovo porto commerciale di Molfetta è stato veicolato in favore del Comune, un ingente fiume di danaro pubblico: oltre 147 milioni di euro, 82 milioni dei quali sino ad ora ottenuti dall’ente comunale, a fronte di un’opera il cui costo iniziale era previsto in 72 milioni di euro. L’opera (appaltata nell’aprile del 2007 con consegna lavori nel marzo 2008) non solo non è stata finora realizzata a causa della presenza sul fondale antistante il porto di migliaia di ordigni bellici, ma non vi è neppure la possibilità che i lavori possano concludersi nei termini previsti dal contratto di appalto assegnato ad un’Ati composta da tre grandi aziende italiane: Cmc (capofila), Sidra e Impresa Cidonio. Secondo l’accusa, dal Comune di Molfetta, pur sapendo dal 2005 (circa due anni prima dell’affidamento dell’appalto) che i fondali interessati dai lavori erano impraticabili per la presenza degli ordigni, hanno attestato falsamente che l’area sottomarina erano accessibile. In questo modo si è consentita illegittimamente la sopravvivenza dell’appalto e l’arrivo di nuovi fondi pubblici, sono state fatte perizie di variante ed è stata stipulata nel febbraio 2010 una transazione da 7,8 milioni di euro con l’Ati appaltatrice.

Una vicenda che ricorda da vicino quella del porto di Marsala. In questo caso  c’era un documento falso che “nascondeva” la presenza di una pianta marina protetta, la posidionia, proprio davanti l’area del porto.

“Voglio ribadire –dice oggi il sindaco Adamo- che da parte nostra non c’era assolutamente volontà di inficiare il progetto privato della Myr, solo che (e rimaniamo sempre della stessa idea) non volevamo che il porto della quinta città della Sicilia diventasse un semplice approdo per le imbarcazioni da diporto. Ben venga dunque anche il porto “privato” purché lo stesso sia inglobato in quello pubblico.”.

L’assessore Benny Musillami aggiunge: “Sono state tutte strumentali le denunce per la presenza sui fondali della poseidonia. Da un attento studio eseguito da professionisti del settore geo-marino il problema non c’è. Esiste infatti un sistema di costruzione su palafitte che potrebbe ridurre al minimo indispensabile l’espianto di posidonia che, comunque, potrà benissimo essere ricollocata nelle vicinanze”. In realtà la Procura di Trapani indaga non sulla presenza o meno di posidonia, ma sull’alterazione dello studio presentato.

“Si è perso un anno inutilmente – è il commento dell’imprenditore Massimo Ombra – questa riunione annunciata dal Comune è quella che ci doveva essere il 26 Marzo del 2012. Le prescrizioni che il Sindaco cita sono state date alla mia società il 20 Giugno di quest’anno, e noi ci siamo subito adeguati. Se l’avessero fatto un anno prima, non avremmo avuto questi danni economici.