Preso Fazzalari, secondo latitante più ricercato dopo Messina Denaro

L’hanno preso nella notte, le teste di cuoio dei carabinieri. Era armato, una pistola con le relative munizioni, Ernesto Fazzalari, latitante da vent’anni, il numero due, dopo Matteo Messina Denaro, nella lista dei più pericolosi ricercati. La notizia dell’arresto è stata data dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, con un tweet: «Preso nella notte dai carabinieri il boss della ’ndrangheta Fazzalari. Grazie ai giudici e alle forze dell’ordine. W l’Italia».

L’hanno preso in un casolare di campagna, a Molochio, nella piana di Gioia Tauro. Era ricercato dal 1996, condannato all’ergastolo per duplice omicidio, viveva con una donna di 41 anni che è stata arrestata.

Paradossalmente questo arresto conferma che i boss, i latitanti più pericolosi che hanno la storia di Cosa nostra, della camorra e della ’ndrangheta sono stati tutti catturati. Naturalmente all’appello manca il trapanese Matteo Messina Denaro che con i Corleonesi portò avanti la stagione stragista del 1992-1994. Poi a seguire i ricercati che sono ritenuti oggi i più pericolosi.

Ernesto Fazzalari è stato uno dei protagonisti di quella faida che agli inizi degli anni Novanta insanguinò Taurianova, il centro nella Piana di Gioia Tauro: 32 morti ammazzati. Agli inizi di maggio del 1991 fu ammazzato mentre si trovava dal barbiere il boss Rocco Zagari. Il giorno dopo la vendetta con quattro morti ammazzati. A un salumiere fu mozzata la testa.

Fazzalari, latitante da 20 anni, è stato bloccato a Taurianova all’interno di un’abitazione in un complesso di caseggiati a ridosso di un’impervia area aspromontana vicino Molochio, nella frazione Monte Trepitò. Ad individuarlo sono stati i carabinieri del reparto operativo del Comando provinciale di Reggio Calabria, con la collaborazione del Gruppo intervento speciale (Gis) e dello squadrone Cacciatori Calabria.

Nessuna resistenza
Fazzalari è stato sorpreso nel sonno. L’uomo non ha opposto resistenza e subito dopo l’irruzione dei militari del Gis ha fornito le proprie generalità lasciandosi ammanettare. Nel corso della successiva perquisizione i carabinieri hanno trovato una pistola, con munizioni, che il latitante non ha avuto il tempo di utilizzare.

Nella casa, insieme al latitante, era presente anche una donna di 41 anni che è stata arrestata con l’accusa di procurata inosservanza di pena e concorso in detenzione di arma comune da sparo e ricettazione.

Il raggio d’azione della cosca
Fazzalari era ritenuto elemento di vertice dell’articolazione territoriale della `ndrangheta operante prevalentemente a Taurianova, Amato e San Martino di Taurianova e con ramificazioni in tutta la provincia e in altre in ambito nazionale.

“Fazzalari è stato sorpreso nel sonno. L’uomo non ha opposto resistenza ”

Renzi ha anche commentato l’operazione su Facebook: «Continuiamo a combattere la criminalità ovunque, palmo a palmo, casolare per casolare». «Una bellissima domenica! Questa notte – racconta il premier -: i Carabinieri hanno arrestato in Aspromonte Ernesto Fazzalari, ricercato da vent’anni, considerato il secondo latitante più pericoloso d’Europa e il più feroce capo della ndrangheta».

«Sono orgoglioso – afferma Renzi – delle donne e degli uomini che servono lo Stato e a nome di tutti gli italiani ho chiamato il Comandante Del Sette e il Procuratore Capo di Reggio Calabria Cafiero de Raho per esprimere loro la nostra gratitudine più affettuosa. Grazie davvero dal profondo del cuore! Viva l’Italia!».

I SETTE SUPER LATITANTI D’ITALIA

Procuratore Dda, arresto Fazzalari è storico

Merito, secondo il procuratore, di una squadra in cui tutti hanno remato dalla stessa parte: «I Carabinieri sono stati eroici. La forza della `ndrangheta – ha sottolineato Cafiero De Raho – è l’appartenente alle forze dell’ordine colluso, il magistrato che si comporta in un certo modo con la `ndrangheta, quando addirittura non sia esso stesso responsabile di gravi reati che lo avvicinano alla ´ndrangheta. Ebbene, in una situazione qual è appunto il tessuto sociale in cui in Calabria ci muoviamo, è evidente che arrivare a Taurianova, in una villetta, e fare un intervento di questo tipo e un’attivita’ investigativa di questo tipo, non può passare sotto silenzio, credo che sia un fatto che va trattato esaltando il momento di grande successo di uno Stato che continua ad andare avanti superando qualunque barriera, e soprattutto il silenzio della gente».

La cattura del latitante, secondo il procuratore, rappresenta anche un ulteriore segnale di speranza alla società oppressa dal giogo della `ndrangheta: «In passato ho detto, la gente la comprendo, perche’ avere paura e non parlare, in una situazione in cui le cosche dominano occupando ogni spazio di libertà della gente, è certo che si ha paura. Però credo che la situazione è cambiata, abbiamo dei testimoni che sono commercialisti, imprenditori, abbiamo degli arresti eccellenti, non abbiamo piu’ latitanti. Questo che significa? Che non esistono territori indenni dal controllo dello Stato. È questo l’elemento che secondo me va sottolineato e va portato alla gente perché possa riflettere sull’importanza di una collaborazione. Oggi possono collaborare, perché nello Stato hanno magistrati e appartenenti alle forze dell’ordine che sono dalla loro parte, che sono pronti ad andare contro chiunque, anche coloro che appartengono agli stessi organismi in cui noi stessi operiamo».