La proposta: in Sicilia una Fiera sulla dieta mediterranea

Una nuova Fiera del Mediterraneo che coinvolga l’intero Mezzogiorno d’Italia e tutti i Paesi europei e non che si affacciano sul Bacino è stata proposta oggi nel corso del convegno dal tema “Dieta mediterranea, opportunità di sviluppo per i Paesi del Bacino del Mediterraneo”, organizzato da Acli Terra Sicilia col patrocinio del Ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali e l’Assessorato dell’agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea della Regione Siciliana.
“Così”, spiega Nicola Perricone, vicepresidente nazionale vicario e presidente regionale di Acli Terra, “dopo l’Expo del 2015, il baricentro dello scambio tra culture agroalimentari potrà essere la Sicilia”.
“La fase esecutiva potrebbe partire subito”, spiega Fausto Cantarelli, già professore ordinario di Economia agroalimentare presso l’università di Parma, “abilitando un giovane laureato per capoluogo di provincia, aderente all’iniziativa, italiano o straniero, purché mediterraneo, previa frequentazione del master di I livello “Green Economy, Dieta Mediterranea e Sostenibilità Ambientale: Management in Sicurezza, Qualità ed Economia Agro-Alimentare”, predisposto dall’Università della Calabria in vista di questa iniziativa e che si trova al suo primo anno di svolgimento”.
“Il modello alimentare mediterraneo oltre ad essere salutare per le persone lo è anche per l’ambiente poiché si estende oltre il semplice concetto di cibo se si considera che i suoi effetti si riflettono sulla sfera sociale, economica ed ambientale, rendendo la dieta mediterranea espressione di uno stile di vita”, ha spiegato Santino Scirè, vicepresidente nazionale delle Acli.
Secondo Fabrizio Nardoni, Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, che non era presente ma che ha fornito comunque il suo contributo al convegno, “la Sicilia, candidata naturale a regione capofila del biomediterraneo, è in grado di canalizzare tutte le risorse necessarie per l’avvio di un processo di sviluppo durevole e sostenibile dell’economia dell’intera area del Bacino del Mediterraneo”.
“Proprio per valorizzare al meglio questo modello alimentare e culturale partendo dalla Sicilia, riprenderemo i lavori della Fondazione Dieta Mediterranea”, ha dichiarato Dario Cartabellotta, assessore per l’Agricoltura, lo sviluppo rurale e la pesca mediterranea della Regione siciliana, “costituita dallo stesso assessorato nel 2012”. Secondo lo statuto, la Fondazione dovrebbe durare 30 anni dalla sua costituzione e il Presidente della Regione siciliana ne è il presidente onorario.
“Si tratta di una grande opportunità per l’agricoltura siciliana”, ha detto Antonino Bacarella, già professore ordinario di Economia e marketing dei prodotti agroalimentari presso l’Università di Palermo, “che riflette quasi fedelmente la piramide alimentare della dieta mediterranea, riconosciuta nel novembre 2010 patrimonio culturale immateriale dell’umanità dall’Unesco”.

“Un ulteriore passo in questa direzione, condiviso con Acli Terra Sicilia proprio da qualche giorno, è il negozio sociale “Casa dei sapori”, spiega Paolo Caracausi, presidente della Comissione attività produttive al Comune di Palermo, “progetto su cui intendiamo lavorare assieme per avvicinarci ai consumatori ma anche ai produttori”.

Non solo. Secondo Perricone, “ciò deve essere realizzato in sinergia con altri progetti come la Banca della Terra, soprattutto oggi, nel 2014, anno internazionale dell’azienda familiare, visto che l’agricoltura del Mezzogiorno e siciliana in particolare è fatta principalmente di aziende familiari”. “Anche la Puglia ha avviato un processo di valorizzazione delle campagne puntando sul territorio, e quindi sulla multifunzionalità dell’agricoltura più che sul prodotto”, ha spiegato Francesco Sderlenga, pugliese, vicepresidente di Acli Terra.

Anche per Rosa Giovanna Castagna, presidente della Cia Sicilia, “Si deve partire dalla dieta mediterranea per creare una rete di interventi che permettano uno sviluppo del territorio nel suo complesso, sviluppo in cui l’amministrazione regionale deve avere un ruolo fondamentale di catalizzatore”.

“Il grande lavoro da fare è quello di utilizzare i giacimenti culturali come volano per lo sviluppo del Paese”, ha detto Michele Tannini, presidente nazionale di Acli Terra, “ma questo non può essere fatto senza l’aiuto della politica che deve dare una mano ai produttori e ai loro rappresentanti nella grande impresa di rilanciare strategicamente l’agroalimentare italiano. In questo contesto la Sicilia, attraverso Acli Terra regionale, sta iniziando un percorso importante e impegnativo”.

“Dobbiamo avere un obiettivo di sistema, iniziando a valorizzare le tre risorse fondamentali della Sicilia che sono l’agricoltura, il turismo e la cultura”, ha aggiunto Giuseppe Lupo, deputato del Pd all’Ars, “lavorando in sinergia per realizzare iniziative concrete, come la prima Fiera della dieta mediterranea, e puntando su un modello di sviluppo che la Sicilia potrà mantenere negli anni”.

“Quello di oggi è il risultato di un dialogo iniziato nel 2001”, ha concluso Giuseppe Castiglione, sottosegretario di Stato al Mipaaf, “ma che deve continuare perché il settore potrà contare su oltre 20 mila miliardi di euro nei prossimi 6-7 anni, che dobbiamo riuscire ad utilizzare al meglio a partire dalla prossima programmazione 2014-2020”.