Querele, elenchi, pm: continua la guerra delle tasse di Riscossione Sicilia

Tra querele, nuovi elenchi di morosi, interrogatori dai pm, continua la telenovela legata a Riscossione Sicilia, guidata dall’eclettico Antonio Fiumefreddo.

Nell’ultimo elenco tirato fuori dai tecnici di Riscossione Sicilia spuntano i nomi di 400 fra enti regionali, assessorati, teatri, scuole, università e istituti di formazione. A tutti la partecipata guidata da Antonio Fiumefreddo notificherà da domani l’avvio delle procedure esecutive che possono portare al pignoramento dei beni.

Questi debitori morosi – secondo Riscossione Sicilia- hanno evitato di pagare imposte legate alla titolarità di immobili (Imu, Tarsu), bolli auto e varie sanzioni che hanno poi moltiplicato il loro valore a causa dell’omesso versamento. Ora l’obiettivo di Fiumefreddo è quello di portare nelle casse degli enti impositori (cioè Regione, Stato e Comuni) il massimo possibile di quel debito da 98 milioni che è emerso da una prima analisi dei dati.

Ieri a Palermo in tribunale si sono presentati a stretto giro, prima il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, poi il presidente di Riscossione Antonio Fiumefreddo. Il primo, per presentare nelle mani del procuratore Lo Voi una querela per diffamazione contro l’avvocato catanese. Il secondo per raccontare ai magistrati “fatti che possono avere rilevanza penale”. Un incontro, quello tra Fiumefreddo e i procuratori aggiunti Salvatore De Luca e Bernardo Petralia, durato tre ore. “Ho trovato – ha commentato il presidente di Riscossione – il presidio di legalità che mi aspettavo di trovare. L’ufficio di Palermo ancora una volta si è dimostrato molto attento”. E al centro della discussione con i magistrati, i fatti recenti e le guerre con l’Ars: “Ho offerto – si è limitato a dire Fiumefreddo – elementi di ricostruzione su quanto accaduto in questi mesi. Tra cui fatti legati al voto in Aula contro la ricapitalizzazione dell’azienda. Ma quello è solo l’ultimo episodio di una vicenda più ampia che ho ricostruito storicamente”.

Poco prima,  Giovanni Ardizzone, accompagnato dal legale Enrico Sanseverino, aveva presentato al Procuratore capo una querela per diffamazione “doppiamente aggravata”. Sorpreso Fiumefreddo: “Trovo paradossale – ha commentato infatti – che si possa essere denunciati per avere diffamato un corpo politico, l’assemblea regionale siciliana, quando mi sono limitato ad esprimere una libera opinione affatto generica e naturalmente riferita a fatti specifici. Fare il proprio dovere e bussare alla porta dei potenti per trattarli come ogni altro cittadino – ha aggiunto – è dunque pericoloso e considerato oltraggioso da chi presiede un’assemblea in cui tuttavia siedono parlamentari tratti in arresto anche per reati gravi. Sono indignato ma non sorpreso”.